Quando pensiamo al ruolo chiave che la tecnologia deve avere nelle nostre Pmi per consentire loro di competere meglio su scala mondiale superando le secche della crisi, ci dimentichiamo del quadro d’insieme che caratterizza il rapporto del nostro Paese con l’Ict. E non è un quadro incoraggiante.
In base all’Indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI) pubblicato dalla Commissione europea e relativo al 2015, l’Italia è un Paese con scarse competenze digitali e in ritardo nella connettività. Una situazione che la colloca al 25esimo posto sui Paesi dell’Ue a 28, con un indice pari a 0.4. La Danimarca, che è prima, ha un indice di 0.68, la Romania, ultima, di 0.36.
E, a proposito di aziende e tecnologia, il report della Commissione Ue segnala che proprio quello delle imprese è il segmento di Paese che, negli anni, ha fatto registrare i progressi più lenti, specialmente sotto il profilo dell’incidenza dell’e–commerce sul fatturato delle imprese: solo l’8% del totale.
Il problema del rapporto tra l’Italia e la tecnologia è comunque strutturale. Secondo il DESI, il 37% dei cittadini italiani non usa regolarmente internet, mentre il rimanente 63% naviga online in maniera elementare, senza svolgere attività complesse. La scarsità delle competenze digitali dei propri cittadini pone l’Italia al 24esimo posto in Europa in questa classifica.
Il gap con l’Europa si manifesta anche sul lato della tecnologia a banda larga e nelle reti di nuova generazione, disponibili per meno della metà delle famiglie italiane (44%). Ritardi che, nella classifica europea della connettività, pongono l’Italia al 27esimo e penultimo posto. Per fortuna, almeno nei servizi pubblici digitali l’Italia non è lontana dalla media Ue.
Ue che, in quanto a digitalizzazione e accesso alla nuova tecnologia, va decisamente più veloce dell’Italia. Il 71% delle famiglie europee ha infatti accesso alla banda larga ad alta velocità (+10% rispetto al 2014), mentre gli abbonati alla banda larga mobile sono 75 ogni 100 abitanti contro i 64 del 2014. Ben il 75% dei cittadini europei acquista regolarmente online, ma in questo caso lo scostamento tra domanda e offerta è evidente: solo il 16% delle Pmi europee ha una piattaforma e-commerce.
Scorrendo la classifica del DESI, non stupisce che le posizioni di vertice siano occupate da Paesi che con la tecnologia hanno un rapporto facile e scontato: Danimarca, Paesi Bassi, Svezia e Finlandia. Meno scontata la classifica dei Paesi che hanno migliorato più rapidamente il proprio ranking: Paesi Bassi, Estonia, Germania, Malta, Austria e Portogallo.
E l’Italia? Il nostro Paese è ancora al di sotto della media Ue, ma sta recuperando. Insieme a Croazia, Lettonia, Romania, Slovenia e Spagna, siamo cresciuti più rapidamente di altri nel 2015, ma rimane ancora tantissimo da fare per colmare un divario che, in un mondo sempre più globalizzato e nel quale la tecnologia è sempre più imprescindibile, può fare la differenza tra lo sviluppo e il declino.