Se con le sanzioni economiche alla Russia l’Ue ha voluto colpire il Paese di Putin, in realtà chi sta soffrendo di più sono le imprese e i comparti che in quel mercato trovavano uno sbocco privilegiato. In molti casi si tratta di interi settori del made in Italy che sono stati penalizzati dall’embargo voluto dalla comunità internazionale dopo la guerra con l’Ucraina.
A calcolare le perdite che questo sta causando al made in Italy, ci ha pensato Coldiretti, che in un proprio studio effettuato su dati Istat ha rilevato, le esportazioni del made in Italy in Russia hanno toccato il minimo da 10 anni a questa parte. Basti dire che a gennaio 2016, il nostro export verso il Paese degli zar è calato del 24% rispetto a gennaio 2015.
In termini complessivi, sottolinea Coldiretti nel proprio studio, il controvalore delle esportazioni italiane in Russia nel 2015 è stato pari a 7,1 miliardi, -3,7 miliardi rispetto al 2013, ultimo anno prima dell’introduzione delle sanzioni internazionali.
Come era prevedibile, il comparto più penalizzato per il made in Italy, e quello che più sta a cuore a Coldiretti, è quello dell’agroalimentare. L’associazione dei coltivatori diretti ricorda infatti i danni causati “dall’embargo totale in Russia per una importante lista di prodotti agroalimentari con il divieto all’ingresso di frutta e verdura, formaggi, carne e salumi ma anche pesce, provenienti da UE, Usa, Canada, Norvegia ed Australia con decreto n. 778 del 7 agosto 2014 e rinnovato per un ulteriore anno con nuova scadenza il 5 agosto 2016”.
Al di fuori del burocratese, questo blocco significa che a essere penalizzati sono soprattutto, ricorda Coldiretti, frutta, verdura, formaggi, latticini, carni e frattaglie e i settori collegati con il relativo indotto. Il tutto per una mazzata sull’agroalimentare che, si legge nello studio, “è costata direttamente all’Italia 240 milioni di euro nel 2015 per il solo settore agroalimentare”.