Può essere un bene o un male a seconda di come lo si guardi, fatto sta che il dato sulle aperture di nuove partite Iva nel primo mese del 2016 prosegue il trend con il quale era terminato il 2015. Si tratta infatti di un dato estremamente positivo. Secondo i dati diffusi dall’Osservatorio sulle Partite Iva del Dipartimento delle Finanze, nel mese di gennaio sono infatti state 67.011 le partite Iva aperte, +13,8% rispetto a gennaio 2015. Boom delle partite Iva aperte in regime agevolato forfettario: +37,4% del totale delle aperture.
Un bene o un male, dicevamo. Un bene, se queste nuove aperture indicano una diffusa voglia di autoimprenditorialità nel Paese, per provare a uscire definitivamente dalle secche della recessione. Un male, se ciò che continua a mantenere questo dato con un forte segno più è proprio la crisi che, espellendo persone dal mondo del lavoro dipendente, le costringe a diventare imprenditrici di se stesse per provare a sbarcare il lunario.
Spacchettando le nuove partite Iva per tipologia, risulta che il 76,7% è stato aperto da persone fisiche, il 17,1% dalle società di capitali e il 5,7% dalle società di persone. A livello geografico, il 45,9% delle nuove partite IVA è stato aperto al Nord, il 21,7% al Centro e il 32,3% al Sud e nelle Isole.
Per quanto riguarda invece i settori produttivi, il maggior numero di aperture si è avuto nel commercio (21,6% del totale), seguito dalle attività professionali (18,8%) e dall’agricoltura (8,5%). Rilevanti gli aumenti delle aperture di nuove partite IVA nei settori dell’istruzione (+103,6%), delle attività professionali (+73,9%) e della sanità (+63,1%).
Sul fronte dell’età di chi apre partita Iva, abbiamo un forte aumento tra gli under 35 (+31%), e della fascia 36-50 anni (+12,6%).