La parità di genere non deve essere solo uno slogan ma una solida realtà. Anche e soprattutto nel mondo delle professioni. Ne è convinta Marina Calderone, presidente del Comitato Unitario delle Professioni (CUP) e dei Consulenti del Lavoro, che nei giorni scorsi è intervenuta sul tema del lavoro autonomo e della parità di genere.
“La riforma del lavoro, iniziata con il Jobs Act – ha affermato Calderone -, potrà dirsi conclusa con un piano normativo efficace anche sul fronte del lavoro autonomo, che possa favorire le esigenze dei professionisti iscritti agli ordini professionali”.
Secondo i consulenti, con il Jobs Act fa un passo avanti positivo il tema della parità di genere, mentre sul fronte del lavoro autonomo il percorso è ancora tutto da perfezionare. Se, da una parte, Calderone commenta positivamente la parte del Jobs Act che regola la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, dall’altra aggiunge che “è necessario però mettere in campo ulteriori riflessioni anche sul ruolo che le donne ricoprono all’interno della società e sulle difficoltà d’integrazione lavorativa che ancora oggi riscontrano. Tutto questo ricordando sempre l’apporto importante che le donne possono offrire allo sviluppo dell’economia italiana e alla gestione dell’economia familiare”.
Inoltre, il mondo delle professioni vive una contraddizione di fondo sul piano della parità di genere. Se, da un lato, è molto forte in esso la componente femminile, dall’altro, secondo i Consulenti del lavoro, vi è un differenziale nella retribuzione tra donne professioniste e uomini professionisti che va a discapito delle prime.
Per ovviare a questa stortura nella parità di genere, dice Calderone, occorre approntare “strumenti di welfare flessibili che offrano alle professioniste sostegni aggiuntivi al congedo di maternità obbligatorio”. Un aspetto nel quale, ricorda Calderone, i consulenti del lavoro si sono sempre dimostrate parte attiva a sostegno delle donne professioniste.