I consulenti del lavoro intervengono nel dibattito sulle nuove procedure di dimissioni online e lo fanno in maniera decisa attraverso un vademecum operativo, corredato da un facsimile di comunicazione da personalizzare e da inviare ai clienti, in modo che la norma possa essere recepita in maniera corretta. E la Fondazione Studi, che ha stilato il vademecum, non ha dubbi: “Con le dimissioni online per l’impresa aumentano oneri e incertezza“.
Secondo i consulenti del lavoro, la procedura di dimissioni online “si presenta come un ulteriore balzello burocratico, capace di creare esclusivamente problemi e difficoltà a tutti gli attori del rapporto di lavoro“.
“Il fine con cui nasce – prosegue la Fondazione Studi – è certamente nobile, ma risulta di difficile comprensione la necessità di dover complicare l’iter di dimissioni di oltre un milione di lavoratori per una manciata di irregolarità, peraltro mai censite esattamente. Abusi e violazioni residuali si perseguono con la vigilanza e inasprendo il quadro sanzionatorio, non certamente rendendo costoso e a volte impossibile l’iter procedurale per tutti“.
A subire le conseguenze della farraginosità delle dimissioni online, prosegue ancora la Fondazione Studi, “saranno i datori di lavoro che non avranno in mano più alcuno strumento per sopperire all’inattivismo del lavoratore dimessosi, che non completa la procedura on line; con conseguente obbligo di licenziamento e di pagamento del relativo ticket“.
Una procedura macchinosa i cui effetti si faranno sentire in maniera trasversale: “Costerà fatica anche ai lavoratori diligenti, che per confermare le dimissioni online dovranno completare una procedura lunga e farraginosa con la richiesta di un Pin consegnato in due fasi (una parte via internet e una per posta). E se per completare l’iter decideranno di avvalersi di un patronato, avrà un costo anche per i lavoratori. Ma chi ci rimetterà più di tutti sarà lo stesso Stato che ha creato questo mostro giuridico“.
E se sarà lo Stato a pagare per primo il peso della burocrazia, sottolineano i consulenti, sarà per responsabilità proprie: “Il pagamento della conseguente Naspi – proseguono i consulenti del lavoro – sarà il pesante aggravio al bilancio (circa 1,5 miliardi di euro) già segnalato, ma trascurato. Così come non hanno trovato ancora accoglimento le richieste di modifica formulate in ripetute occasioni dal Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro, nel totale silenzio delle associazioni di categoria. Richieste che sono lì, depositate in Parlamento e al ministero, in attesa che vengano recepite appena vi sarà un primo riscontro fattuale“.
“Resta il fatto – concludono i consulenti parlando delle dimissioni online – che questa norma è in vigore. Dunque, va attuata e segnalata ai clienti per dare loro la possibilità di recepirla. E per questo motivo abbiamo predisposto un vademecum. Con la speranza che nei decreti correttivi al Jobs Act, che sono in fase di predisposizione, si possa trovare spazio per le proposte di modifica formulate dai consulenti del lavoro“.