Se, negli anni della crisi, la formula del franchising si è rivelata capace più di ogni altra di limitare i danni al fatturato degli imprenditori, costituendo anzi, spesso, una delle poche voci in positivo dell’economia italiana (+4% il giro d’affari tra il 2008 e il 2014), ora che si comincia a parlare di ripresa e uscita dal tunnel il settore prende ancora più vigore.
Secondo le stime di Confimprese, infatti, nel 2016 il commercio in franchising in Italia prevede l’apertura di 900 nuovi negozi (+18% rispetto al 2015), con un impatto sull’occupazione di circa 5mila persone in più.
Attualmente il settore del franchising presenta già numeri significativi in termini di occupazione. In Italia sono infatti 940 i brand attivi, con 51mila punti vendita che danno lavoro a 187mila persone, il 7% del commercio al dettaglio.
Il trend di crescita previsto per il 2016 è figlio soprattutto di un aumento della voglia di franchising, sia da parte di chi punta a investire nel settore aprendo nuovi punti vendita, sia da parte dei consumatori; anche se, stando ai dati elaborati da Rds Consulting, organizzatore del Salone del Franchising di Milano, a fronte di una spesa totale in Italia, nel 2015, di 23 miliardi nei punti vendita in franchising (realizzata soprattutto nei grandi centri commerciali), in termini percentuali questa cifra si è tradotta in un risicato +0,6%.
Secondo Confimprese, il 2016 vedrà dunque un aumento nel numero di nuove aperture tanto nei settori tradizionalmente forti in ambito franchising come la ristorazione e l’abbigliamento, quanto in settori attualmente minori. Del resto, in Italia il settore dell’abbigliamento già lo scorso anno l’ha fatta da padrone con 454 nuove aperure, seguito da alimentare e ristorazione con 159.