Fiscalmente, quella che stiamo vivendo è una delle settimane più calde dell’anno, soprattutto a causa della scadenza del 16 dicembre con il pagamento del saldo di Imu e Tasi per imprese e famiglie. Uno di quei bei momenti che il Fisco ci regala, grazie a un gioco di prestigio con il quale fa sparire dalle nostre tasche gran parte delle tredicesime prima ancora che ne possiamo godere. Grazie, appunto, a Imu e Tasi.
Il fatto che dal prossimo anno Imu e Tasi saranno abolite pare quasi irrilevante di fronte al fatto che il Fisco ci rende la cose complicate fino all’ultimo. Intanto perché, per il pagamento del saldo di Imu e Tasi, è necessario ricordare che, mentre per l’acconto di giugno il calcolo è stato fatto con le aliquote 2014, ora per il saldo si devono usare le aliquote deliberate nel 2015.
Peccato però che vi sia un 10% circa dei comuni (circa 800) che ha presentato le delibere sulle aliquote di Imu e Tasi fuori tempo massimo, oltre il 30 luglio, e per i quali dovrebbero essere applicate le delibere del 2014. Il che significa meno incassi per loro ma, con i sempre minori trasferimenti dallo Stato agli enti locali, gli amministratori di quei Comuni non rinunceranno agli aumenti.
Una pezza ha provato a mettercela il governo, approvando al Senato un emendamento alla Legge di Stabilità per rendere valide per il 2015 le delibere su aliquote, regolamenti e tariffe adottate dai comuni entro il 30 settembre, solo se pubblicate sul sito delle Finanze entro il 28 ottobre. Semplice? No, perché affinché siano valide, queste delibere devono essere state validate entro il termine di approvazione del bilancio di previsione del comune. Quindi queste delibere sono applicabili? Non si sa, perché sul sito delle Finanze non si fa cenno alla loro applicabilità o meno.
Tutto questo significa che non saranno pochi i contribuenti che non sapranno precisamente a quanto ammonterà il loro saldo di Imu e Tasi. Tanto che il governo, cancellando di fatto l’emendamento del Senato di cui sopra, ne ha annunciato uno nuovo alla Camera che impedirà ai Comuni che hanno presentato gli aumenti delle aliquote Imu e Tasi fuori tempo massimo, di incassare l’extra gettito.
Tutto bene, niente a posto quindi. Come al solito. Perché questo valzer delle aliquote, per quanto limitato a un numero ristretto di comuni, è il simbolo dell’ingordigia dello Stato ladro, per il quale i cittadini sono sudditi prima che contribuenti e per il quale l’importante è far pagare sempre e comunque: se poi ci sono pasticci nel metodo, si aggiustano a colpi di emendamenti.