Sono molte le novità che aspettano le partite Iva nel 2016, specialmente sotto il profilo della fiscalità. Sotto questo punto di vista è importante segnalare il regime unico forfettario che sostituisce il regime dei minimi, affiancato da un innalzamento del livello di tutela per le partite Iva a regime ordinario.
Il nuovo regime dei minimi pone un limite alle imposte che i professionisti devono versare, fissandole al 5% degli utili dichiarati per i primi 5 anni di attività, dopo i quali aumenta al 15%. In questo caso vi è una differenza sostanziale con la situazione attuale, nella quale il regime dei minimi può essere mantenuto anche oltre cinque anni e anche se i titolari di partite Iva hanno già compiuto 35 anni.
Rimane assodato che il requisito principale e più forte per poter aderire al regime dei minimi o rimanervi con il passare degli anni è il tetto massimo dei ricavi, che deve essere di 30mila euro a seconda dell’attività esercitata dalle diverse partite Iva. Da ricordare che le modifiche sono ancora in discussione a Senato e Camera e che, tra queste modifiche, non c’è il pagamento di Irap e Iva da parte dei contribuenti.
Infine, ricordiamo per comodità i ricavi e i relativi coefficienti delle attività delle partite Iva per calcolare l’imponibile da versare.
- 40% con reddito max di 45mila euro: industrie alimentari e delle bevande;
- 40% con reddito max a 50mila euro: commercio all’ingrosso e al dettaglio
- 40% con reddito max a 40mila euro: commercio ambulante di alimentari e bevande;
- 40% con reddito max a 50mila euro: servizi di alloggio e ristorazione;
- 54% con reddito max a 30mila euro: commercio ambulante di altri prodotti;
- 62% con reddito max 25mila euro: intermediari del commercio;
- 67% con reddito max a 30mila euro: altre attività;
- 78% con reddito max a 30mila euro: attività professionali, tecniche, scientifiche, sanitarie e di istruzione;
- 86% con reddito max a 25mila euro: attività immobiliari e costruzioni.