L’intervento che martedì 10 ha tenuto a Milano il premier Matteo Renzi sul futuro dell’area di Milano che ha ospitato Expo 2015 non è certo passato sotto silenzio, specialmente per quanti sul destino di quella superficie nutrono speranze o timori.
Di sicuro una delle persone che maggiormente sì è spesa per Expo 2015 è stato Carlo Sangalli, sia nelle vesti di presidente di Confcommercio, sia in quelle di presidente della Camera di Commercio di Milano.
Ecco perché la sua posizione su quello che sarà dell’area di Expo 2015 è, a nostro parere, molto importante: perché viene da un uomo che si impegnato in prima persona per la riuscita della manifestazione e, a differenza di altri, parla perché conosce la materia di cui sta parlando.
“Il dopo Expo 2015 – sostiene Sangalli – deve essere realizzato con quel gioco di squadra che ha permesso all’Esposizione Universale di superare le divisioni, concentrando gli sforzi sul grande obiettivo comune. Il polo di ricerca, Human Technopole 2040, è il primo passo concreto per fare dell’area espositiva un hub dell’innovazione di livello globale”.
“Tutti i progetti proposti fino ad oggi – prosegue Sangalli – non potranno che trarre sinergie e benefici da questa operazione voluta dal Governo e che, non a caso, parte dal territorio milanese. La Grande Milano è infatti capofila dell’innovazione in Italia con quasi 17mila imprese su un totale nazionale di 152mila. In questo contesto la Camera di commercio di Milano, istituzione pubblica di tutte le imprese e luogo di sintesi dei diversi interessi economici, rilancia il progetto della Cittadella dell’innovazione, che prevede il trasferimento, nel sito espositivo, delle attività di ricerca e innovazione della sua Azienda speciale Innovhub, con 20 laboratori e 150 ricercatori e tecnici specializzati“.
Una posizione che potrebbe sembrare appiattita su quella del Governo anche se, rispetto alle dichiarazioni d’intenti di Renzi, belle, ma tutte da dimostrare con fatti e stanziamenti concreti, Sangalli prova a mettere sul piatto qualcosa di più concreto come Innovhub.
Una posizione che cerca anche di evitare strumentalizzazioni politiche del dopo Expo 2015 come quelle avvenute prima e durante l’Esposizione Universale. Strumentalizzazioni sul tipo di quella del Movimento 5 Stelle che, per bocca del capogruppo lombardo Stefano Buffagni, ha definito “aria fritta” il dopo Expo di Renzi, che riducono quasi al ruolo di macchietta il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, stizzito dall’idea che alla guida del polo scientifico e tecnologico di Milano ci possa essere l’Istituto Italiano di Tecnologia, come ventilato dal premier.
Insomma, per il bene dell’Italia e di Milano, se sul dopo Expo 2015 le polemiche lasciassero il posto alle idee e alle proposte concrete, forse il nostro sistema Paese non farebbe un altro buco nell’acqua, bruciando un’occasione di sviluppo importante.