Come se non bastassero la crisi, le tasse e le imposte a mettere in ginocchio le imprese italiane, lo Stato ci mette anche il carico da 10 per fa affogare il poveri imprenditori con una burocrazia assurda che fa perdere tempo e, soprattutto, denaro.
Secondo una ricerca realizzata dal Centro Europa Ricerche per conto di Rete Imprese Italia, superano infatti i 30 miliardi i costi che le Pmi italiane sopportano ogni anno a causa dell’eccesso di adempimenti richiesti dalla burocrazia cui devono sottostare. Un valore equivalente al 2% del Pil che, secondo quanto si legge nella ricerca, “costituisce un evidente freno al processo di sviluppo“.
Secondo gli estensori dello studio, oltre il 25% dei costi della burocrazia potrebbe essere tagliato se si seguissero “procedure più semplici che, in quasi due casi su tre, dovrebbero riguardare materie del lavoro e del fisco“. Nove miliardi che potrebbero essere risparmiati in quanto “oneri impropri determinati da complicazioni e inefficienze burocratiche che un programma di semplificazione consentirebbe di evitare“.
La percezione della burocrazia come di una tassa occulta è comune al 60% delle Pmi, le quali ritengono che l’incidenza degli oneri amministrativi sia aumentata negli ultimi anni, con il moltiplicarsi di norme sempre più complicate.
Impressionante la traduzione in numeri del trend. Secondo la ricerca, i giorni dedicati a sbrigare adempimenti amministrativi sono aumentati nel corso della crisi: da 26 che erano nel 2008 sono passati a 30 nel 2013 (+7%), con un massimo di 32 nel 2010.