Ci sono due espressioni che, a noi di Infoiva, lasciano sempre piuttosto perplessi e dubbiosi: “cabina di regia” e “manifesto per…”. Dubbiosi perché, di solito, le prime si sono rivelate delle perdite di tempo, utili solo a gettare fumo degli occhi e a dare l’idea di fare qualcosa per, in realtà, concludere nulla; i secondi si sono spesso rivelati delle belle dichiarazioni d’intento senza poi un reale seguito.
Speriamo perciò con tutto il cuore che il recente Manifesto per il Made in Italy non sia un’altra pia intenzione senza un seguito, ma qualcosa che possa davvero aiutare ciò che per il nostro Paese è più prezioso del petrolio.
Il Manifesto per il Made in Italy, nato da una ricerca di Sanpellegrino in collaborazione con Fondazione Altagamma su oltre 450 aziende italiane, è stato presentato al Governo nei giorni scorsi in occasione di Expo 2015 con l’obiettivo di rilanciare i brand italiani dopo l’Esposizione Universale.
Nel Manifesto per il Made in Italy si propone di investire in formazione, favorire una visione d’insieme per promuovere l’Impresa-Italia all’estero, creare un circuito permanente che sviluppi sinergia tra tutti i comparti produttivi e le componenti sociali. Ecco i suoi 10 punti.
- Il Made in Italy è uno degli elementi fondanti dell’identità culturale italiana;
- Difendere e favorire la trasmissione dei saperi produttivi di generazione in generazione è il primo passo per valorizzare il nostro patrimonio identitario;
- Creare valore attorno al Made in Italy significa dare una visione globale alle eccellenze territoriali;
- Prendersi cura del Made in Italy significa soddisfare al meglio i bisogni immateriali della società: estetica, cultura, emozionalità, socialità;
- Creare sinergie tra settori affini e categorie complementari è una strada non più rinviabile per aumentare la competitività del Made in Italy;
- Fare sistema significa instaurare un rinnovato spirito cooperativo tra tutti gli attori politici, sociali, economici e imprenditoriali;
- La sola difesa del Made in Italy non è più sufficiente: la percezione del valore passa dal racconto dell’arte del saper fare, tipica della creatività italiana;
- Per vincere all’estero il Made in Italy deve presentarsi con una visione d’insieme che promuova non singole imprese ma l’Impresa Italia;
- Aumentare gli investimenti in formazione e saper innovare significa ridurre il disallineamento con l’offerta emergente;
- Fisco, burocrazia e visione strategica sono handicap che le Istituzioni hanno il dovere di trasformare in punti di forza del modo di fare impresa.
A firmare il Manifesto per il Made in Italy sono stati, tra gli altri, Stefano Agostini, Presidente e AD del Gruppo Sanpellegrino, Andrea Illy, Presidente IllyCaffe; Roberto Gavazzi, AD di Boffi e di De Padova; Massimiliano Giansanti, Vicepresidente di Confagricoltura; Lamberto Tacoli, Presidente e AD di CRN-Yacht-Ferretti Group e Presidente di Nautica Italiana; Antonella Nonino, AD di Nonino Distillatori; Giorgio Merletti, Presidente di Confartigianato.
Secondo Stefano Agostini, “questo Manifesto rappresenta la necessità di mettere a frutto le conoscenze maturate durante l’Expo e il valore creato attorno alle nostre eccellenze per dare al Made in Italy una prospettiva strutturale al sistema economico italiano“.