Dopo che, negli ultimi anni, il Made in Italy aveva spopolato in Cina, con cifre record per l’export, ora si sta registrando una brusca inversione di tendenza, dovuta anche ai mercati finanziari internazionali che stanno vivendo un periodo burrascoso.
La svalutazione della moneta cinese, ovviamente, si fa sentire, così come il rallentamento dell’economia cinese, che finora era andata avanti a gonfie vele, e queste sono i principali fattori che hanno portato ad un improvviso stop delle esportazioni.
I dati Istat, a questo proposito, sono piuttosto chiari. Nei primi sei mesi dell’anno l’export verso la Cina è sostanzialmente statico (+0,8%), a fronte di un Made in Italy che cresce del 5,0%; la dinamica del cambio influirà negativamente sulle statistiche delle vendite in Cina relative alla seconda metà dell’anno.
Per quanto riguarda i prodotti che maggiormente sui dirigono in terra cinese, un terzo di essi è composto da macchinari, seguito dal tessile, che comprende abbigliamento e pelli, al 16,6%, poi il 9.9% da mezzi di trasporto e il 6,1% di prodotti chimici, con il 5,5% di Prodotti farmaceutici, 5,3% di Prodotti di metallo e con il 5,0% di Prodotti delle altre attività manifatturiere.
Conseguenza della staticità del mercato è stato un aumento dell’export dei prodotti delle altre attività manifatturiere, in salita del 40,3%, Articoli farmaceutici, chimico medicinali e botanici (+32,3%), Prodotti alimentari, bevande e tabacco (+31,0%) e Prodotti tessili e dell’abbigliamento, pelli e accessori (+14,4%).
All’opposto si registrano marcati cali nei settori di Macchinari ed apparecchi n.c.a. (-9,9%), Legno e prodotti in legno; carta e stampa (-14,2%) e Mezzi.
Vera MORETTI