Debole con i forti e forte con i deboli. Questo è, secondo Unimpresa, il fisco italiano quando ha a che fare con le imprese italiane. Secondo l’Unione Nazionale di Imprese, il fisco si accanisce con le realtà più piccole e si dimostra meno determinato con quelle grandi: oltre il 90% dei controlli fiscali del 2014, denuncia Unimpresa, ha riguardato le partite Iva e le piccole imprese.
Gli accertamenti fiscali condotti sulle medie imprese, sottolinea ancora Unimpresa sono stati solo l’8% del totale, mentre la quota relativa ai grandi gruppi industriali è ancora più irrilevante: 1,7%.
In termini numerici, dice Unimpresa, nel 2014 su 177.300 controlli fiscali, 160.007 sono stati fatti su micro e piccole imprese e su partite Iva, 14.211 su medie imprese e solo 3.122 su gruppi industriali di grandi dimensioni.
I numeri sono ancora più incomprensibili, secondo Unimpresa, se si considera nel 2014 è stato accertato che 31 grandi gruppi industriali hanno evaso, sottraendo all’erario oltre 25 milioni di euro a testa.
Ecco dunque il perché della denuncia di Unimpresa, che punta il dito contro l’incomprensibile disparità di trattamento che stringe oltremodo le briglie fiscali intorno alle piccole imprese e le allarga alle grandi.
Secondo Paolo Longobardi, presidente di Unimpresa, sarebbe necessario un deciso cambiamento nel rapporto tra i contribuenti e lo Stato, anche e soprattutto alla luce di dati come questi; ma, sottolinea ancora Longobardi, da questo punto di vista la delega fiscale del governo Renzi è insoddisfacente, poiché non ha mosso nulla in questa direzione.