Che sia Tari, Tasi o qualsiasi altro balzello, una cosa è certa: imprese e famiglie italiane pagano salatissimo lo smaltimento dei propri rifiuti. La conferma viene, ancora una volta, dall’Ufficio studi della Cgia, che ha rilevato come tra il 2010 e il 2015 una famiglia con 4 componenti che vive in un casa da 120 mq ha subito un aumento della tassa sui rifiuti del 25,5%, 75 euro tramutati in denaro sonante.
È il bello deve ancora venire, perché nel 2015 verserà al comune 368 euro di Tari per l’asporto dei rifiuti. Male anche per la famiglia tipo di 3 persone con casa di 100 mq: +23,5%, pari a +57 euro e un versato di circa 300 euro nel 2015. Se la casa di queste 3 persone è di 80 mq, le cifre scendono, ma di poco: +18,2%, +35 euro, 227 euro di versato.
Quella della tassa sui rifiuti è una barzelletta tutta italiana, la cui storia da sola, con il variare del nome legato alla tassa la dice lunga sull’unica volontà del legislatore: fare cassa sempre e comunque. Fino a qualche anno fa gli italiani pagavano la Tarsu (Tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani), anche se molti Comuni l’avevano sostituita con la Tia (Tariffa di igiene ambientale). Nel 2013 il legislatore ha introdotto la Tares (Tassa sui rifiuti e servizi), che dal 2014 ha lasciato il posto alla Tari (Tassa sui rifiuti), introdotta con la Legge di Stabilità per sottostare al principio comunitario del “chi inquina paga”: più rifiuti si producono, più alta è la tassa.
La Tari ha confermato il principio che il costo del servizio sostenuto dall’azienda che raccoglie i rifiuti dev’essere interamente coperto dagli utenti, attraverso il pagamento della tassa. Una fregatura. Infatti, nonostante in questi ultimi anni il l’impatto economico sulle famiglie della tassa sui rifiuti sia aumentato, dall’inizio della crisi a oggi la produzione dei rifiuti urbani ha subito una contrazione: nel 2007 ogni cittadino italiano ne produceva quasi 557 kg all’anno, nel 2013 (ultimo dato disponibile) meno di 500 (491 kg).
E, se per le famiglie è stato un bagno di sangue, inutile sottolineare che, sotto il profilo dei rifiuti, alle aziende e alle attività economiche è andata anche peggio. Ristoranti, pizzerie e pub con una superficie di 200 mq hanno subito un aumento medio del prelievo per la tassa sui rifiuti del 47,4%, +1.414 euro. Un negozio di ortofrutta di 70 mq ha registrato un incremento del 42% (+ 560 euro), un bar di 60 mq +35,2% (+272 euro). Il tutto nonostante una contrazione del giro di affari e del fatturato che, spesso, ha portato anche alla diminuzione della quantità di rifiuti prodotta.