Tornano a crescere le partite Iva in Italia. Non che sia un dato inatteso, specialmente considerando il fatto che parte di queste sono partite Iva aperte per “mancanza di alternative” occupazionali, ma vale comunque la pena osservarlo nel dettaglio.
Secondo l’Osservatorio sulle partite Iva del ministero dell’Economia e delle Finanze, ad aprile sono state aperte 47.581 nuove partite Iva, +2,7% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso.
Le nuove partite Iva aperte da persone fisiche sono ancora lo zoccolo duro, pari al 72,6% del totale; le società di capitali sono il 21,2%, le società di persone il 5,4%, le nuove partite Iva di “non residenti” e “altre forme giuridiche” lo 0,8%.
Guardando la distribuzione geografica, il 41,2% delle nuove partite Iva è stato aperto al Nord, il 22,6% al Centro e il 36,1% al Sud ed Isole. Se si confronta l’andamento con quello di aprile 2014, si notano il crollo delle aperture in Val d’Aosta (-25,5%), in Liguria (-10%) e nella Provincia Autonoma di Bolzano (-9,7%), e i forti incrementi in Calabria (+26,6%) e Puglia (+22,8%).
Se invece si guarda il settore produttivo evidenzia, la parte del leone tra le nuove partite Iva la fa il commercio (23,1%), poi l’agricoltura (12,7%) e le attività professionali (12,5%). La distribuzione per sesso vede il 64% delle partite Iva aperte da maschi, mentre guardando alle fasce di età il 44,7% delle aperture è da parte di under 35 anni e il 34,4% da parte di persone con età compresa tra 36 e 50 anni.