Ci sono particolari situazioni in cui è possibile che un lavoratore dipendente abbia anche una partita Iva, e che, quindi, percepisca una busta paga aziendale ma anche altri redditi che derivano da un lavoro autonomo.
Ciò accade quando nasce la necessità di migliorare la propria condizione economica o per fare spazio ad un hobby, o una passione, che diventa un secondo lavoro.
Le motivazioni, comunque, sono soggettive, ma sta di fatto che le partite Iva sono in continuo aumento, soprattutto quelle aperte da lavoratori che già percepiscono uno stipendio da dipendenti.
Nonostante questa tendenza sia in crescita, ci sono ancora molti dubbi circa il versamento dei contributi INPS, gli obblighi di comunicazione ai datori di lavoro, il cumulo dei redditi.
Un dipendente privato può aprire una partita Iva, sia come ditta individuale sia come libero professionista, ma l’importante è che non ci sia concorrenza tra il lavoro svolto come dipendente e quello a partita Iva, se il contratto lo vieta.
Se, infatti, non c’è nessun esplicito divieto, non sussistono problemi di coesistenza tra le due attività.
Il Codice Civile, a questo proposito, è molto chiaro: “esiste l’obbligo di fedeltà del lavoratore di non trattare affari, per conto proprio o di terzi, in concorrenza con l’imprenditore, né divulgare notizie attinenti all’organizzazione e ai metodi di produzione dell’impresa, o farne uso in modo da poter recare ad essa pregiudizio.
La violazione dell’obbligo di fedeltà costituisce inadempimento contrattuale che dà luogo a responsabilità disciplinare e, nella maggior parte dei casi, integra la giusta causa di licenziamento. Il lavoratore è inoltre tenuto al risarcimento dei danni subiti dal datore di lavoro“.
Per quanto riguarda la contribuzione previdenziale INPS:
- in caso di lavoratore dipendente a tempo indeterminato full-time (ovvero con almeno 26 ore lavorative settimanali) che avvia un’attività d’impresa commerciale, se è possibile qualificare il lavoro in azienda come prevalente sia in termini di tempo che in termini reddituali (reddito annuo come lavoratore dipendente maggiore del reddito derivante dall’attività commerciale), non è necessaria l’iscrizione alla Gestione commercianti dell’INPS né il versamento di ulteriori contributi. Una volta avviata l’attività l’INPS invierà al lavoratore comunque una comunicazione in merito all’iscrizione del soggetto alla Gestione commercianti, tuttavia sarà sufficiente rispondere spiegando i motivi che prevedono la cancellazione dell’iscrizione e provando l’esistenza del rapporto di lavoro dipendente allegando una copia dell’ultima busta paga percepita.
- nel caso di lavoratore dipendente che avvia un’attività da libero professionista, è previsto l’obbligo di iscriversi alla Gestione separata INPS versando il contributo proporzionale del 18%;
in caso di contratto di lavoro a tempo determinato bisogna valutare se complessivamente nel corso dell’anno il periodo trascorso come lavoratore dipendente può essere o meno considerato prevalente rispetto all’attività commerciale esercitata.
Vera MORETTI