Il 2015 dell’Italia del turismo non sarà solo Expo 2015, o almeno questo sperano gli operatori del settore. E in effetti qualche segnale positivo in questo senso pare esserci, almeno secondo quanto traspare dalle rilevazioni dell’Osservatorio Confesercenti.
I dati in possesso dell’organizzazione dei commercianti segnalano che il turismo e i pubblici esercizi in Italia danno dei cenni di risveglio. Tra marzo 2015 e lo stesso mese del 2014 il numero di imprese registrate nei settori dell’alloggio e del turismo, nella ristorazione e nel servizio bar è cresciuto del 2%, per un totale di 8.122 attività in più.
Cresce principalmente la ristorazione (+5.493 imprese, +3%), con un dato significativo per la provincia di Milano, dove l’attesa dell’Expo ha dato la scossa al comparto food e al turismo: 558 imprese di ristorazione in più rispetto a marzo 2014 (+6,6%), mentre le attività turistiche e di ricezione sono aumentate di ben il 10,6% (+119). “L’attesa per Expo e per i 20 milioni di visitatori stimati – ha commentato Andrea Painini, presidente di Confesercenti Milano – ha portato a un aumento dell’offerta ricettiva territoriale, alberghi ma anche bed and breakfast, nella città e nelle zone limitrofe. Il tema dell’alimentazione, poi, ha dato ancora maggior impulso all’interesse per il food e ha portato alla nascita di nuove attività, in particolare nelle vie dello shopping più rinomate di Milano e nelle zone subito adiacenti“.
Ma la crescita del numero di ristoranti è un fenomeno che interessa quasi tutte le regioni del Paese. La Lombardia ha registrato la crescita maggiore anno su anno (+998 imprese), seguita dal Lazio (+817) e dal Veneto (+492). Meno brillanti le performance di crescita fatte registrare dei bar, con un numero di imprese stabile: +1.467 attività, per una variazione positiva ma al di sotto dell’1% (+0,9%). In alcune regioni ad alta vocazione di turismo come Piemonte, Marche, Trentino Alto Adige e Friuli è persino negativo.
Il comparto dell’alloggio e del turismo, al contrario, mostra un certo dinamismo: nel periodo considerato è stata registrata a livello nazionale una crescita del 2,4%, pari a 1.467 attività in più tra alberghi, hotel e bed & breakfast in più. A livello regionale il primato non è più della Lombardia ma del Lazio, che fa registrare l’aumento maggiore del numero di imprese (+242), seguito da Puglia (+199) e dalla regione dell’Expo (+157).
Esmeralda Giampaoli, presidente di Fiepet, l’associazione di categoria che riunisce i pubblici esercizi di Confesercenti, commenta questi dati relativi alle imprese del turismo e del food: “Dopo le contrazioni registrate negli anni scorsi, la ristorazione prova a ripartire. Il fenomeno food è ormai dilagante e l’Expo ha impresso un’ulteriore accelerazione. Ma le difficoltà rimangono tante e rimanere sul mercato non è semplice: quasi 6 imprese su 10 chiudono entro tre anni. E’ l’effetto di quasi un decennio di deregolamentazione, che ha aumentato il tasso di competitività ma ha anche aperto la porta a un’imprenditoria improvvisata e poco professionale che ha considerato il settore un settore rifugio. Oltre a questo, ristoranti e pubblici esercizi scontano anche l’aumento della pressione fiscale, che tra tasse locali, imposte sugli immobili e tariffe e’ stata particolarmente pesante per la categoria. Senza una riduzione dell’incidenza del fisco, sara’ difficile trasformare questi primi segnali in una ripresa stabile“.
Un discorso, quello della oppressione fiscale, che riguarda tutti i comparti relativi al turismo e della ristorazione e che, di fatto, è una palla al piede che limita la competitività italiana in un settore che dovrebbe essere la punta di diamante dell’economia del nostro Paese.