Expo 2015 è una grande vetrina sul mondo nella quale, lo sanno anche i sassi, il focus principale è sull’alimentazione. Alimentazione che significa anche e soprattutto materie prime, tra le quali la frutta e la verdura occupano un ruolo di primo piano e subiscono, più di altre, le conseguenze del cambiamento climatico. Un problema sul quale Expo 2015 non chiude gli occhi.
E un problema che porta con sé implicazioni insospettabili, come testimonia un’analisi della Coldiretti i cui risultati sono stati esposti in diretta nel padiglione che, a Expo 2015, ha l’associazione dei coltivatori diretti: in Italia, complice il cambiamento climatico, si comincia a produrre frutta esotica, dalle banane all’avocado. Inoltre, negli ultimi 30 anni il vino italiano è aumentato in media di un grado.
L’analisi di Coldiretti a Expo 2015 tiene conto del fatto che nove dei dieci anni più caldi della storia sono successivi al 2000: 2014, 2003, 2007, 2012, 2001, 1994, 2009, 2011, 2000 2008. Un filotto che, nel caso del vino, oltre all’innalzamento della gradazione, ha portato un anticipo della vendemmia anche di un mese rispetto a settembre e ha cambiato la distribuzione sul territorio dei vigneti, che tendono ad espandersi verso l’alto con la presenza della vite a quasi 1200 metri di altezza.
A Expo 2015 Coldiretti, tramite la sua analisi, ha anche messo in evidenza come si sia verificato nel tempo anche un importante spostamento della zona di coltivazione di alcune colture come l’olivo, che è arrivato sulle Alpi. L’esempio portato è quello della provincia di Sondrio e della Valtellina dove, negli ultimi dieci anni, la coltivazione dell’ulivo sui costoni più soleggiati è passata da zero a diecimila piante, per 30mila metri quadrati di terreno.
Estendendo la visione ad altre zone d’Italia, la Pianura Padana è diventata territorio ideale per la coltivazione di pomodoro da conserva e grano duro per pasta, mentre in Sicilia si coltivano avocado e banane.
E, raccontando a Expo 2015 della Terra che cambia, Coldiretti avverte che queste mutazioni mettono a rischio il patrimonio agroalimentare italiano, incidendo in molti casi sulla stagionatura dei salumi, sull’affinamento dei formaggi o sull’invecchiamento dei vini.