Attraverso la creazione nel 2006 di società, appositamente, all’estero (Svizzera, Olanda e Irlanda soprattutto), Paolo e Nicola Bulgari, eredi della maison fondata nel lontano 1884 e attiva nel settore del lusso, avrebbero frodato il fisco evadendo somme considerevoli. L’ammontare della frode, secondo l’accusa, ammonterebbe a tre miliardi di euro. Non proprio bruscolini…
Il dibattimento avrà inizio il prossimo ottobre e vede coinvolte altre undici persone, tutte accusate di essere complici nella creazione di un meccanismo fraudolento scoperto dalla Guardia di Finanza ad inizio 2013. Da due anni a questa parte, i sequestri preventivi hanno raggiunto i 46 milioni di euro e l’apposizione di sigilli all’ufficio del gruppo in via Condotti, a Roma.
Il leggendario marchio dal 2011 è di proprietà di Bernard Arnault, patron di Lvmh (Louis Vuitton Moët Hennessy) che dopo mesi di trattative riuscì a trovare un accordo con Toni Belloni (il manager italiano numero due del gruppo), i cugini Paolo e Nicola Bulgari e il loro nipote Francesco Trapani (amministratore delegato).