Le pmi sono da sempre il motore dell’economia italiana, ma anche europea.
A dimostrarlo è un ulteriore dato, reso noto dal sistema informativo Excelsior di Unioncamere e diffuso in occasione della XIII Giornata dell’Economia svoltasi a Roma.
Ebbene, i numeri sostengono che per quest’anno sono stati redatti 23mila nuovi contratti di lavoro nelle piccole e medie imprese rispetto al 2014, per un totale di nuovi contratti previsti nell’anno in corso pari ad una cifra di 595mila, dei quali 472.540 riferiti ad assunzioni di personale alle dipendenze dirette e oltre 122.300 riferiti a personale “atipico”.
Questo significa che i parasubordinati sono diminuiti di 11.440 unità, tra collaboratori e lavoratori a partita Iva, mentre sono aumentati i dipendenti (+34.300 unità, compresi gli interinali).
Ma, ciò che sorprende positivamente, è che ad aumentare in maniera consistente è il lavoro stabile alle dipendenze, che ha fatto registrare un boom di contratti a tempo indeterminato, in aumento dell’82,5% (+73.140 unità rispetto al 2014), per un totale di quasi 162mila assunzioni complessive.
Questa impennata dipende, almeno per 35.600 unità, dall’effetto del Jobs Act e, di questi, 25.700 sono da ritenersi assunzioni effettivamente aggiuntive, perché in assenza della riforma non sarebbero state programmate dalle pmi, mentre poco meno di 10mila sono da attribuirsi all’incentivo economico che ha portato le aziende ad anticipare le assunzioni previste per il 2016.
Questi segnali confortanti arrivano soprattutto dal Nord-Ovest, dove l’aumento di assunzioni è, in percentuale, del 12,4, contro il 4% della media nazionale.
Il Nord-Est per ora è in ritardo tanto che sono stati registrati aumenti solo del 2,2%.
Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, ha dichiarato a proposito: “Lo stato di salute della nostra economia sta migliorando, ma il paziente Italia non è ancora guarito. Per accelerarne la ripresa quindi bisogna inserire nella cura dosi massicce di innovazione. E nell’era del web 2.0 questa innovazione si chiama ‘e-business’. Perché sono proprio le imprese che hanno colto i vantaggi del web quelle che stanno dimostrando di saper trainare la nostra economia e offrire maggiori opportunità per la crescita occupazionale, in particolare giovanile. Per questo è importante che le riforme messe in atto dal governo, i cui primi effetti iniziano ad essere evidenti, vengano accompagnate da chiari indirizzi di politica economica che sappiano spingere più incisivamente verso la digitalizzazione del nostro Paese. Perché con la nostra cultura, i nostri saperi che rendono unico il Made in Italy nel mondo, abbiamo le carte in regola per diventare una ‘super potenza dell’economia digitale“.
Vera MORETTI