Quante volte ci è capitato di chiedere a qualche commerciante un po’… distratto, “Scusi, mi fa lo scontrino fiscale? Grazie”… Ebbene, tra un paio d’anni questa domanda non avrà più motivo di essere fatta perché lo scontrino fiscale andrà in pensione, o quasi.
È una delle conseguenze della delega fiscale approvata ieri dal Consiglio dei ministri. Una delega fiscale composta a tre decreti legislativi inerenti al superamento dello scontrino fiscale dal 2017, alla fattura digitale (strettamente collegata al primo), alle norme sull’abuso di diritto.
L’aspetto che interessa più direttamente i contribuenti e la vita di tutti i giorni è quello relativo allo scontrino fiscale. Dal Cdm è stato infatti dato semaforo verde alla fattura digitale per il settore privato (ricordiamo che è già attiva da e verso la Pa), che però sarà ancora facoltativa. Il che significa scontrino fiscale rimarrà sì, ma non a fini fiscali. Per cui chiamiamolo scontrino e basta.
In questo modo, il governo mira a compensare la non obbligatorietà della fattura elettronica tra privati con i vantaggi che quest’ultima porterebbe in termini di riduzione degli adempimenti amministrativi e contabili a carico dei contribuenti, grazie alla “sterilizzazione” dello scontrino fiscale. Ciò significa che, tra la non obbligatorietà delle comunicazioni sullo spesometro e la possibilità di avere rimborsi Iva più veloci, l’adesione alla fattura elettronica dovrebbe essere alta.
Ma nella delega fiscale, oltre alle novità sullo scontrino fiscale, ci sono altri aspetti importanti per cittadini e imprese che vale la pena sottolineare. Due in particolare: le novità sugli accertamenti e l’accesso all’interpello per le imprese.
Riguardo ai primi, la delega fiscale prevede che il raddoppio dei termini in presenza di un reato penale si attui a condizione che la denuncia all’autorità giudiziaria da parte dell’Amministrazione finanziaria venga inviata entro i termini ordinari. Il raddoppio non si attua se la denuncia è presentata o trasmessa oltre la scadenza ordinaria dei termini.
Riguardo l’accesso all’interpello, questo è possibile per le società che effettuano nuovi investimenti per una soglia minima di 30 milioni di euro, che può consistere anche nella ristrutturazione di imprese in crisi se questa garantisce effetti positivi sull’occupazione.