In questi giorni l’immigrazione è ovunque in prima pagina per le tragedie che si consumano quotidianamente nel Canale di Sicilia. Al di là delle strumentazioni politiche, degli scenari internazionali, della compassione che possono generare queste ecatombi, non dobbiamo dimenticare che gli immigrati regolari sono una risorsa per la nostra economia. Specialmente quando gli immigrati si trasformano in imprenditori.
Secondo l’indagine trimestrale di Unioncamere/InfoCamere su dati del Registro imprese delle Camere di commercio, nel 2014 le imprese individuali costituite da immigrati extracomunitari hanno superato le 335mila unità, +23mila sul 2013. Una impresa individuale su 10 è costituita da immigrati.
La geografia di queste imprese condotte da immigrati, che danno un grande contributo all’economia italiana, è la più variegata. Vincono gli immigrati marocchini (64mila imprese, soprattutto nel commercio), seguiti dai cinesi (47mila, soprattutto nel commercio e nel tessile), dagli egiziani e dagli immigrati albanesi (23mila imprese, soprattutto nelle costruzioni).
Quella che l’indagine di Unioncamere mette in luce è anche una caratteristica delle imprese capitanate da immigrati che fa invidia a quelle italiane: la maggiore capacità di resistere alla crisi, soprattutto grazie a una diversa dinamica di iscrizioni e cessazioni. Lo scorso anno, le imprese guidate da immigrati, hanno fatto registrare 4.264 unità in più rispetto al 2013, e 1.533 cessazioni in meno. Le imprese guidate da italiani, infatti, hanno sì frenato in quanto a numero di cessazioni (28.619 in meno rispetto al 2013), ma sono calate anche le iscrizioni (-12.540 rispetto al 2013).
Dinamiche chiare, che non sono sfuggite a Unioncamere, che ha così commentato i risultati dell’indagine per bocca del presidente Ferruccio Dardanello: “Le trasformazioni che sta subendo il nostro sistema produttivo rispecchiano chiaramente l’evoluzione in corso della nostra società, sempre più sollecitata dall’arrivo di persone provenienti da Paesi stranieri. La crescente diffusione di queste iniziative imprenditoriali dimostra che l’impresa resta una delle strade migliori per l’integrazione e la coesione sociale. Teniamo conto che, considerando anche le società di capitali, la presenza di immigrati in Italia nel mondo imprenditoriale sale ancora, raggiungendo le 500mila unità“.