Che i professionisti abbiano patito più degli altri gli effetti della crisi non è una diceria ma un dato di fatto. Lo certifica un’indagine su circa 600 professionisti della Consulta provinciale delle professioni realizzata dalla Camera di commercio di Milano attraverso il Consorzio Aaster, dalla quale emerge che il 45,5% ha risentito “significativamente” dell’impatto della crisi, il 37,8% solo in forma contenuta, mentre il 16,7% è passato pressoché indenne.
In più, per affrontare la crisi il 30% dei professionisti attinge ai risparmi personali, uno su due sta cercando di cambiare professione, mentre il 56% di loro chiede una semplificazione amministrativa e burocratica.
La prima causa di difficoltà per i grandi studi è il mancato pagamento dei clienti privati e per i per i professionisti in crisi la mancanza di commesse. I più strutturati hanno reagito con la ristrutturazione del lavoro interno, il taglio dei costi e l’aumento delle ore di lavoro, mentre i piccoli cercando di aumentare le conoscenze. Tutti hanno ridotto i prezzi.
Magrissimi i guadagni. La metà dei professionisti, per la maggiore presenza dei free lance, non supera i 1.500 euro mensili, il 18% supera i 3mila. Tra i meno giovani oltre 45 anni, il 23% supera i 3mila euro, mentre le donne nel 60% dei casi sono sotto i 1500 euro. Redditi più elevati per ingegneri e professioni giuridiche, meno per architetti, veterinari e professionisti di ambito creativo.
Ancora la ricerca sottolinea come, tra i professionisti, sono insoddisfatti per il reddito il 67% e per gli orari di lavoro il 40%. Ma sono contenti per l’autonomia professionale ben il 51%. E per sconfiggere la crisi, i professionisti affrontano il lavoro in rete: solo il 13,6% di loro fa da sé. Il 70,3% non esce per lavoro dalla dimensione della provincia, mentre la maggior parte non ha creato un’impresa. Quelli con sola partita Iva sono il 65%.
“La crisi ha colpito in modo profondo i professionisti – ha dichiarato Potito Di Nunzio, Presidente della Consulta delle Professioni della Camera di commercio di Milano e presidente dell’Ordine dei consulenti del lavoro di Milano -. In particolare i free lance meno organizzati rispetto agli studi professionali. Ma anche questi ultimi stanno facendo fronte ad una incisiva riorganizzazione interna. Ecco perché è ancora più importante una maggiore collaborazione tra professionisti e imprese, che possa generare effetti positivi su una possibile ripresa”.