Il piano per la promozione straordinaria del made in Italy e l’attrazione degli investimenti in Italia entra nel vivo. La notizia dello stanziamento di 260 milioni da parte del governo per aiutare l’immagine del made in Italy nel mondo è di qualche settimana fa, ma adesso si parte davvero con la firma in calce al piano made in Italy da parte del ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi.
Per l’attuazione del piano in campo una vera e propria task force interministeriale: il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi, il ministro degli Affari esteri Paolo Gentiloni, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi e il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina.
Chiarissimi gli obiettivi del piano made in Italy, sintetizzabili in 4 punti: ampliare il numero delle imprese, in particolare Pmi, che operano sul mercato globale; valorizzare l’immagine del made in Italy nel mondo; espandere le quote italiane del commercio internazionale; sostenere le iniziative di attrazione degli investimenti esteri in Italia.
Del resto, lo scorso anno la bilancia commerciale italiana si è chiusa con un surplus record pari a 42,9 miliardi di euro, il miglior risultato in Europa dietro alla locomotiva Germania. Ma per smettere di essere vagone e diventare a sua volta motrice, l’Italia ha bisogno di stimoli e risorse. Ecco perché con il piano made in Italy si punta a incrementare i flussi di esportazioni di beni e servizi per circa 50 miliardi di euro entro i prossimi tre anni, aumentando il numero delle imprese esportatrici e trasformando le aziende potenzialmente esportatrici in esportatrici abituali.
Non a caso, negli ultimi anni il numero di imprese che operano con l’estero si è aggirato intorno alle 200mila che, secondo le stime del ministero, potrebbero crescere ancora del 10% con i corretti incentivi e stimoli. Quelli che, si augura il governo, sarà in grado di dare il piano made in Italy.