Quando si parla di Festival di Sanremo, si parla inevitabilmente anche di soldi. Tanti soldi. Quelli che la Rai, ogni anno butta nella macchina festivaliera e quelli che incassa dalla costosissima pubblicità che vende durante gli spot della kermesse.
Perché, non dimentichiamolo, a parte l’odioso balzello del canone, quello che fa da benzina economica al Festival di Sanremo è anche il denaro che tante imprese, soprattutto grandi ma non solo, mettono in circolo per pagare la loro presenza pubblicitaria nei break.
Quest’anno, però, pare ci sia una inversione di tendenza. Sembra che in Rai abbiano capito che non vivono su Marte, che la crisi c’è per tutti e che anche il Festival di Sanremo si deve adattare al generale clima di austerity che pervade il Paese. Che significa, sostanzialmente, rivedere le spese, tagliare gli ingaggi e i compensi faraonici per conduttori e ospiti. Una spending review che ha portato a un risultato inatteso: per la Rai, il Festival di Sanremo 2015 sarà in attivo.
Entrando nel dettaglio, la Rai ha fissato un obiettivo di raccolta pubblicitaria a 25 milioni di euro al lordo delle commissioni di agenzia (circa 21 milioni netti), con una vendita media degli spot durante il Festival di Sanremo di circa 14mila euro al secondo. Parallelamente, la convenzione con il comune di Sanremo costerà alla Tv di Stato 2 milioni in meno rispetto allo scorso anno (da 7 a 5) e, soprattutto, i compensi per conduttore e vallette impatteranno in misura minore rispetto al 2014: 500mila euro per Carlo Conti e solo rimborso spese per le vallette Emma e Arisa e per i rispettivi staff (circa 70mila euro a testa). Agli ospiti internazionali e non pare siano destinati i risparmi sui conduttori, che farebbero arrivare il totale dei costi a circa 16 milioni. Il che significa che, a fronte degli incassi pubblicitari, si avrebbe un avanzo di circa 4-5 milioni.
Potrebbe sembrare poca cosa, ma se si considera che il Festival di Sanremo è stato, specialmente negli ultimi anni, oggetto di strali e pesanti richieste di tagli da parte della Corte dei Conti, siamo di fronte al classico “grasso che cola”. Ricordiamo che tra il 2010 e il 2012 il Festival di Sanremo aveva perso la bellezza di 20,1 milioni, buco che lo scorso anno aveva spinto la Corte dei Conti, nella sua relazione annuale, a scrivere che i costi del Festival erano ancora “nettamente superiori ai ricavi pubblicitari con riflessi negativi sul Mol aziendale“.
Lo scorso anno si è cominciato a tagliare i costi del Festival di Sanremo fino a 18 milioni, quest’anno si è scesi a 16. La ripresa contemporanea del mercato della pubblicità ha fatto il resto e la Rai, oltre che la determinazione di certi dirigenti, deve ringraziare le imprese che hanno investito sulla kermesse se è riuscita nella missione impossibile di far uscire il Festival di Sanremo dal rosso. Ora viene il bello: continuare a far sì che resti una manifestazione profittevole.