Quello lanciato da Coldiretti a inizio 2015 è un vero grido di allarme per ciò che riguarda la produzione del made in Italy alimentare. L’associazione dei coltivatori diretti fa sapere in una nota che “la produzione Made in Italy di miele di acacia, castagno, agrumi e millefiori è quasi dimezzata (-50%) per effetto del clima, ma se la vendemmia si è classificata come la più scarsa dal 1950, con una produzione di vino made in Italy che potrebbe scendere fino a 41 milioni di ettolitri, quella di olio di oliva è crollata attorno alle 300mila tonnellate”.
In sostanza, quindi, il made in Italy alimentare per l’anno appena iniziato è a forte rischio razionamento. “Nel 2015 – continua la nota – sugli scaffali dei supermercati ci sarà il 35% in meno di olio di oliva italiano, ma anche un calo del 25% per gli agrumi, del 15% per il vino fino al 50% per il miele, mentre il raccolto di castagne è stato da minimo storico”.
Come se non bastasse, Coldiretti sottolinea come in pericolo sia anche il simbolo del made in Italy alimentare, la pasta: “E’ allarme anche per la produzione italiana di pasta a causa dell’eccessiva dipendenza dell’industria nazionale per l’acquisto di grano duro dall’estero da dove arriva circa il 40% del fabbisogno perché non si è avuta la lungimiranza di investire sull’agricoltura nazionale. Se in Italia i raccolti di frumento duro hanno subito una leggera flessione (-4%), un calo consistente del 10% si è verificato nell’Unione Europea e un vero e proprio crollo del 27% si è registrato in Canada che è il principale fornitore dell’Italia. Complessivamente, secondo le stime dell’International Grains Council, la produzione mondiale dovrebbe attestarsi sui 34 milioni di tonnellate (-15%)”.
Per non parlare di altri due campioni del made in Italy alimentare come agrumi e pomodori: “Anche per il raccolto nazionale di agrumi – prosegue la nota di Coldiretti – il conto è pesante con un taglio del 25% mentre per il pomodoro da conserva per preparare polpe, passate e pelati da condimento si registra un calo delle rese per ettaro e la produzione rimane in linea con la media stagionale degli ultimi cinque anni solo grazie a un aumento delle superfici coltivate”.
E qui la beffa finale per il made in Italy alimentare: “Con il crollo dei raccolti nazionali – conclude Coldiretti – aumenta il rischio di portare in tavola prodotti spacciati per Made in Italy ma provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità e per questo occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta, almeno su quei prodotti come l’olio, il miele e gli agrumi freschi dove è in vigore l’obbligo di indicare la provenienza”.