Spesso quando si parla di credit crunch si rischia di scivolare nei luoghi comuni delle banche avare che chiudono i rubinetti del credito a prescindere. Invece, secondo quanto ha rilevato l’Ufficio Studi della Cgia, in questi ultimi anni nei quali il credit crunch ha strozzato le imprese, le banche popolari sono state le uniche ad aver aumentato i prestiti.
Se si considera il periodo che ha interessato la fase più dura del credit crunch (2011-2013), le banche popolari hanno aumentato i prestiti alla clientela del 15,4% a differenza di quanto hanno fatto gli istituti bancari strutturati come Spa, che li hanno diminuiti del 4,9%. Nemmeno le banche di credito cooperativo sono rimaste immuni dalla tirchieria: -2,2% di prestiti nel periodo considerato e benvenuto credit crunch.
La Cgia ha dato un’occhiata anche alle banche estere che operano in Italia e l’andazzo è risultato il medesimo, in linea con il mercato e in controtendenza rispetto alle banche popolari: -3,1% di prestiti.
L’Ufficio studi della Cgia ha anche precisato che i dati per tipologia di banca utilizzati nella ricerca si riferiscono agli istituti residenti in Italia e alla Cassa depositi e prestiti Spa e non tengono conto di quanto fatto dalle filiali estere delle banche italiane, spesso in realtà economiche nelle quali il credit crunch è stato ed è meno marcato che nel nostro Paese.
“A differenza degli altri istituti bancari – ha commentato il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi -, in questi anni di grave crisi le Banche popolari sono state le uniche ad incrementare gli impieghi alle famiglie e alle imprese. A conferma che queste ultime hanno continuato a fare il proprio lavoro, nonostante le condizioni proibitive”.