Si chiama voluntary disclosure, si legge rientro capitali dall’estero e rischia di essere un buco nell’acqua. Secondo una simulazione effettuata su tre diverse ipotesi dalla Fondazione nazionale dei commercialisti, il costo complessivo dell’adesione al rientro capitali è estremamente variabile da caso a caso e, rispetto al valore finale dell’investimento, il costo andrà da un minimo del 5%, ad un massimo del 97% azzera l’importo dell’investimento.
Secondo i commercialisti italiani, la legge sul rientro capitali, anche per la sua estrema complessità e nonostante il vantaggio che deriva dall’abbattimento delle pene, rischia di non raggiungere gli obiettivi di gettito e di tramutarsi in un flop per le casse dello Stato.
Le principali variabili che influenzano il costo dell’operazione per il rientro capitali, dicono i commercialisti, sono rappresentate dal Paese e dall’anzianità dell’investimento, oltre che dalla tipologia di evasione eventualmente commessa. Ecco i dettagli:
Investimenti effettuati da soggetti non imprenditori in Paesi White list o in Black List, che dovessero stipulare un accordo con l’Italia entro 60 giorni
Un costo per il rientro dei capitali pari al 4,61%. È il caso in cui il rientro capitali risulta più conveniente. In questa ipotesi, indipendentemente dal periodo in cui l’investimento è stato effettuato, i periodi accertabili non possono essere più di cinque (tranne i casi di rilevanza penale tributaria dell’illecito eventualmente commesso), per cui il rientro capitali si risolve nel pagamento delle imposte sostitutive sui rendimenti finanziari dell’investimento e delle corrispondenti sanzioni in misura ridotta oltre a quelle, parimenti ridotte, relative all’omessa o incompleta compilazione del quadro RW del modello Unico.
Investimenti effettuati da soggetti non imprenditori in Paesi Black List che non stipuleranno un accordo con l’Italia
Il costo per il rientro capitali diventa decisamente più consistente, arrivando al 67,29%. In tali ipotesi, i periodi accertabili possono estendersi fino al doppio e quindi anche per gli investimenti più “stagionati”, l’IRPEF potrà essere recuperata sull’intero importo iniziale dell’investimento in base alle aliquote marginali applicabili sul reddito complessivo del contribuente. Per quanto concerne le sanzioni, le riduzioni previste in caso di rientro capitali saranno calcolate su una base costituita dal doppio dei minimi edittali.
Investimenti effettuati da un imprenditore individuale che evade imposte sui redditi, IRAP e IVA
In questo caso il rientro capitali può comportare il pressoché totale azzeramento del capitale, poiché il costo complessivo dell’operazione di rientro sfiora il 100% (96,80%). L’unico motivo che potrebbe spingere all’adesione alla procedura di collaborazione volontaria in questo caso potrebbe essere costituito dai benefici sotto il profilo penale della stessa, ossia dal fatto di volersi avvalere delle cause di non punibilità previste per i reati “coperti” dalla disclosure. In questo caso, la prospettiva è del tutto disincentivante e le casse dello Stato rischiano di restare vuote.