La recente modifica del regime dei minimi che dovrebbe entrare in vigore dal prossimo anno, approvata nel giorni scorsi alla Camera, ha fatto saltare i nervi a più di un’associazione professionale, dalle più strutturate a quelle di recente creazione. Quello che principalmente ha causato le ire dei professionisti è stato il dimezzamento della soglia di applicazione, che passerà (salvo improbabili modifiche al Senato) da 30 a 15mila euro.
Una delle voci più dure contro la modifica del regime dei minimi è quella del Consiglio Nazionale degli Ingegneri (Cni) il cui presidente Armando Zambrano, coordinatore della Rete delle Professioni Tecniche, si era battuto per la modifica della soglia reddituale convincendo il sottosegretario all’Economia Zanetti a introdurre un emendamento (soglia a 30mila euro e imposta sostitutiva all’8% anziché al 15%), bocciato però in Commissione bilancio.
Ora Zambrano è tornato a tuonare contro l’illogica piega presa dall’affaire sul regime dei minimi: “La modifica testimonia il totale distacco tra politica e mondo del lavoro. Colpiti i professionisti a basso reddito, una categoria già gravemente in difficoltà. Esprimiamo forte dissenso”.
Secondo il Cni, l’abbassamento della soglia reddituale per accedere al regime dei minini dagli attuali 30mila euro a 15mila riduce drasticamente la possibilità per molti professionisti a basso reddito e fortemente provati dalla crisi di usufruire di un regime fiscale agevolato, andando nella direzione opposta a quella per la quale queste misure erano state pensate.
Alcune simulazioni curate dal Centro Studi del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, rilevano che in determinate situazioni il nuovo regime dei minimi risulta non avere alcuna convenienza rispetto a quello ordinario. “Modificare il regime dei minimi – dice Zambrano – è un segno del totale distacco tra classe politica e mondo del lavoro. Nel momento in cui il sistema delle professioni registra un drammatico calo dei ricavi, soprattutto tra i professionisti più giovani e meglio formati, si tagliano alcune agevolazioni fiscali proprio a chi è in difficoltà. Come sempre la classe politica si dimostra incapace di guardare al mercato del lavoro nella sua interezza. Ingegneri e professionisti vedono ridursi drasticamente un’agevolazione fiscale che ha un’incidenza minima sul bilancio dello Stato. Al tempo stesso, il Governo stanzia risorse per rifinanziare il bonus degli 80 euro per i dipendenti pubblici, prevede un taglio dell’Irap alle imprese, oltre alle agevolazioni per il contributo dei minimi per artigiani e commercianti”.
La conclusione di Zambrano sul nuovo regime dei minimi è netta: “Il Cni esprime tutto il proprio dissenso rispetto a questo provvedimento, ora in esame al Senato. Ancora una volta cercheremo di fare sentire la nostra voce. Il lavoro professionale è una parte importante dell’economia di questo Paese e deve essere incentivato, non mortificato”.