È stato di recente pubblicato il rapporto annuale Censis sulla situazione sociale del Paese 2014, il 48esimo, dal quale emerge un’Italia sempre più disillusa e ripiegata su se stessa, in preda alla tentazione del facile egoismo.
Eppure, tra le tante ombre presenti nel rapporto annuale Censis, qualche luce c’è ed è costituita dalla tenuta del made in Italy all’estero. Secondo il 48esimo rapporto annuale Censis, infatti, l’interesse suscitato all’estero dall’Italia, nonostante non sia adeguatamente sfruttato, non conosce crisi: l’Italia è infatti la quinta destinazione turistica al mondo, con 186,1 milioni di presenze straniere nel 2013 e 20,7 miliardi di euro spesi (+6,8% rispetto al 2012).
L’export delle cosidedette “4 A” del made in Italy (alimentari, abbigliamento, arredo-casa e automazione) è cresciuto del 30,1% in termini nominali tra il 2009 e il 2013. Secondo il 48esimo rapporto annuale Censis, il successo di cibo e vini italiani nel mondo è uno degli indicatori più significativi dell’appeal incrollabile che ha il nostro stile di vita. L`Italian food, nella sua accezione di rapporto con il territorio, autenticità, qualità, sostenibilità, è uno dei primi ambasciatori del nostro Paese nel mondo.
Secondo il 48esimo rapporto annuale Censis, il made in Italy agroalimentare è una delle componenti più dinamiche dell’export: 27,4 miliardi di euro nel 2013, con un +26,9% rispetto al 2007. L`Italia è infatti il Paese con il più alto numero di alimenti a denominazione o indicazione di origine (266), e stacca Francia (219) e Spagna (179) al secondo e terzo posto. Così il nostro Paese sta riuscendo a conquistare, con logica da soft power, un posto di rilievo nel mercato globale. Mentre il mercato interno, purtroppo, arranca sempre di più.