Il ministro dell’Economia Padoan ha fatto quella che i latini chiamavano “excusatio non petita”, ossia una giustificazione non richiesta che era anche una “accusatio manifesta”, ossia un’evidente accusa. Dopo aver letto su Panorama le interviste del presidente della Confindustria, Giorgio Squinzi, e dell’imprenditore Fabrizio Castoldi, il quale lamentava il peso eccessivo di tasse sulla sua azienda, il ministro Padoan ha scritto al settimanale per dire che, invece, il governo ha alleggerito la pressione fiscale.
“In Italia le imprese che pagano tutte le tasse ne pagano troppe – si legge nella lettera di Padoan -. La pressione fiscale sui contribuenti che si comportano lealmente con il fisco (e quindi con la comunità nazionale) è troppo alta e compromette tanto la competitività quanto la motivazione a continuare a fare impresa, creare ricchezza e occupazione“.
E, sull’Irap una delle imposte “più avversate dalle imprese”, Padoan rincara la dose dicendo che è “invisa anche ai lavoratori perché rischia di penalizzare l’occupazione. Ebbene, il governo ha cancellato (non rivisto, rimodulato, ridotto: ha cancellato) la componente dell’Irap calcolata sul costo del lavoro a tempo indeterminato a decorrere dall’1 gennaio 2015. Si tratta di un beneficio importante soprattutto per le imprese, come mi sembra che sia il caso illustrato da Castoldi, che impiegano una manodopera consistente. Secondo le stime dei nostri uffici questa misura, chiesta da tempo dal mondo imprenditoriale, consentirà un alleggerimento complessivo dell’Irap di ben il 30 per cento“.
È proprio vero che ognuno vede le cose dalla prospettiva che più gli conviene…