Il Sole 24Ore ha scoperto una gabola legata all’ Imu sui terreni che è una vera fregatura per chi li possiede.
A ridosso del secondo acconto Imu (16 dicembre) e senza che ancora il decreto sia stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, è certo, che l’ Imu sui terreni si pagherà in base all’altezza in cui questi si trovano. Non però secondo la classificazione dei terreni montani utilizzata per determinare il primo acconto, ma con un nuovo metodo, naturalmente retroattivo, che getta ancor più nel caos i poveri contribuenti.
Per il pagamento dell’ Imu, il decreto in fase di pubblicazione suddivide i terreni in tre fasce, determinate in base all’altitudine misurata al centro del territorio comunale:
– esenzione totale se l’altitudine supera i 600 metri;
– esenzione parziale se l’altitudine è compresa tra 281 e 600 metri (sono esenti solo i coltivatori diretti e gli imprenditori agricoli professionali)
– pagamento dell’ Imu in tutti i comuni che hanno un’altitudine inferiore a 281 metri, naturalmente con le dovute eccezioni: i coltivatori diretti e gli imprenditori agricoli professionali dovranno infatti tenere conto degli abbattimenti del valore imponibile: franchigia di 6000 euro, 70% della fascia tra i 6001 e 15.500 euro, 50% di quella tra 15.501 e 32.000 e 25% per il rimanente. E il caos aumenta.