Si chiama BYOD ed è un orrendo acronimo inglese che sta per “bring your own device”, ossia l’abitudine e la possibilità di usare i dispositivi personali sul posto di lavoro. Una tendenza sempre più diffusa nelle imprese piccole e grandi che tendono a controllare il fenomeno. Non per diffidenza, ma perché hanno scoperto che incoraggiare il BYOD è vantaggioso: basti pensare che i reparti IT delle aziende sono in grado di gestire quasi tre volte più utenti quando i tablet sono di proprietà di questi ultimi, rispetto a quando sono aziendali.
Lo ha scoperto Gartner, multinazionale della consulenza strategica, ricerca e analisi nel campo dell’Information Technology, secondo la quale i programmi BYOD che riguardano i tablet offrono migliori opportunità di quelli che prevedono di affidare smartphone e laptop aziendali ai dipendenti. Senza un canone fisso, infatti, costi diretti di gestione del tablet, se quest’ultimo è di proprietà dell’utente, sono del 64% minori.
Un’analisi che non vale per gli smartphone, poiché secondo Gartner i programmi BYOD sugli smartphone di proprietà del dipendente e su quelli aziendali hanno un “total cost of ownership” molto simile per l’impresa. Se il dipendente usa il device aziendale saltuariamente o solo se necessario, la proprietà aziendale diventa invece conveniente poiché paga solo in parte i piani voce e dati.
A livello aziendale, una recente indagine di Gartner condotta su 135 IT/business manager le cui aziende hanno iniziative BYOD in corso, ha messo in luce come i primi tre fattori di investimento che si rendono necessari per supportare queste iniziative sono la gestione dei dispositivi mobili (per l’87% del campione), l’espansione dell’infrastruttura generale (84%) e la condivisione e sincronizzazione di file (80%).
Secondo le analisi di Gartner, entro il 2017 almeno il 90% delle imprese avrà attivato programmi almeno parziali di BYOD ed entro il 2018, i device di proprietà dei dipendenti utilizzati per il lavoro saranno il doppio di quelli aziendali.