Dopo l’intervista di ieri a Marina Stella, Direttore Generale di UCINA Confindustria Nautica, concludiamo questa nostra settimana dedicata all’approfondimento sul mondo della nautica italiana, incontrando Vincenzo Zottola, presidente del Comitato filiera Nautica nonché della Camera di Commercio di Latina. “Dobbiamo riportare clienti e investitori in Italia, offrendo loro una filiera di qualità che nel suo complesso è di assoluta eccellenza” ci ha raccontato Zottola a quasi una settimana dalla chiusura della 54esima edizione del Salone Nautico Internazionale di Genova, ma ecco le sue parole nel dettaglio…
Dott. Zottola, il Salone di Genova ha fatto registare numeri incoraggianti e il settore sembra, seppur timidamente, in ripresa.
La resistenza del Salone Nautico di Genova alla crisi è certamente un fatto positivo. L’evidente riduzione degli spazi espositivi, l’assenza dei marchi più importanti della nautica italiana e il calo di visitatori sono però elementi che devono far riflettere. Si tratta del segno evidente, da un lato del crescente disamore del Paese verso una delle sue eccellenze produttive più importanti e dall’altro di politiche di sviluppo da parte della Fiera che in questi anni non sono state sempre rispondenti alle reali e mutate esigenze del mercato.
Chiuso il Salone nautico, quale futuro è possibile per il settore?
Si può solo continuare a lavorare in un’ottica più ampia che lega la nautica al turismo, alla valorizzazione delle produzioni tipiche, all’enogastronomia, all’artigianato, al patrimonio artistico e culturale che fanno del nostro Paese una delle mete più preziose del Mediterraneo. Dobbiamo riportare clienti e investitori in Italia, offrendo loro una filiera di qualità che nel suo complesso è di assoluta eccellenza. Occorre una politica di sistema che riporti le barche in Italia.
Quanto è importante nel 2014 un evento internazionale come il Salone?
Il Salone Nautico di Genova è stato per tanti anni il simbolo dell’eccellenza italiana nel settore. Oggi la concorrenza di altre Fiere a pochi chilometri dal nostro Paese, come Cannes e Montecarlo, si fa sentire, tanto che la nostra fiera nautica più importante appare poco più che una fiera nazionale. Non possiamo che sperare che gli organizzatori, dopo una seria analisi della realtà, mettano a punto una strategia di rilancio senza la quale l’evento è destinato a morire.
L’industria del settore, che ha visto il proprio fatturato crollare di oltre il 60% negli ultimi anni, sembra in leggera ripresa: quali sarebbero i provvedimenti più urgenti per rilanciare il settore della nautica?
Per ridare slancio a questo settore sono necessarie almeno due condizioni: la certezza nei programmi di medio periodo e una strategia di sviluppo che sappia qualificare le nostre imprese e le nostre competenze, soprattutto verso i mercati internazionali. Come sistema camerale stiamo lavorando proprio su un processo di qualificazione dell’intera filiera della nautica. E’ ovvio, comunque, che un’azione legislativa che tuteli e non penalizzi in termini di costi, tasse e controlli, chi viene in Italia a comprare una barca, a ormeggiare in un porto, a vivere una vacanza per mare o sulla costa è necessaria. Si deve porre fine alla vessazione subita dai diportisti nei nostri mari, che costantemente vengono fermati per i controlli di routine da tutte le forze dell’ordine e armate con competenze sul mare. Questo non è più possibile.
Jacopo MARCHESANO