Nonostante l’ottimismo sconfinato del premier Renzi, nell’operazione Tfr non tutti i conti tornano: per quanto riguarda l’anticipo del Trattamento di fine rapporto in busta paga non ci sarà alcuna riduzione fiscale per per la liquidazione mensile. Il “Tfr in busta paga”, infatti, potrà essere “liquidato mensilmente dal primo gennaio” e la richiesta, se fatta, sarà “irrevocabile fino al 2018”. L’importo sarà assoggettato a tassazione ordinaria, quindi non potrà godere della tassazione agevolata della rendita (all’11% dal 2011).
Come ricordato nei giorni scorsi, la scelta davanti alla quale si troverà il lavoratore sarà quindi tra avere maggiore liquidità nel presente, nonostante un aggravio fiscale notevole, continuare ad accantonare la liquidazione in azienda per avere un «tesoretto» a fine carriera o in caso di licenziamento, o versare ai fondi pensione con l’obiettivo di avere una pensione integrativa.
Come dimostrano i calcoli della Fondazione studi dei consulenti del lavoro, soltanto per i lavoratori con un reddito fino a 15.000 euro l’anno l’anticipo del Tfr in busta paga sarà conveniente visto il mantenimento, almeno, della tassazione ordinaria al 23%. Per i redditi superiori, invece, la richiesta di anticipo non sarà più conveniente perchè sarebbe tassata addirittura al 38% con oltre 300 euro di tasse in più l’anno. Per chi può contare su un reddito di 20.000 euro lordi l’anno, per esempio, il Tfr netto annuale sarebbe di 1.008 euro (84 euro al mese) a fronte dei 1.058 di Tfr netto annuale accantonato in azienda. Il lavorato, quindi, è chiamato ad una scelta non semplice “cercando di tenere in equilibrio libertà e responsabilità” come ha spiegato il presidente dell’Associazione bancaria Antonio Patuelli, che ne potrebbe condizionare seriamente il futuro.
Per quanto riguarda le imprese, invece, il meccanismo prevede che le banche che anticiperanno le risorse per pagare il Tfr in busta-paga avranno la stessa remunerazione che oggi viene garantita al Tfr in azienda (1,5% più lo 0,75% del tasso d’inflazione). Il provvedimento dovrebbe avere un arco temporale che terminerebbe nel 2018 (data che coincide con la scadenza delle Tltro, l’operazione di rifinanziamento prevista dalla Bce).
Jacopo MARCHESANO