Confcommercio: “Gli effetti degli 80 euro di Renzi? Praticamente invisibili”

 

Buona la teoria, male la pratica…  È questo che si evince dalle dichiarazioni del presidente della Confcommercio, Carlo Sangalli, che, dati alla mano, rileva come l’indice dei consumi nel 2014 chiuderà in sostanziale pareggio +0,2% (a fronte, comunque, del -2,6 dell’anno passato), nonostante il bonus da 80 euro del Governo Renzi (un investimento che si aggira intorno ai 6,45 miliardi per il solo 2014). Bene soprattutto i beni ed i servizi per le comunicazioni, cellulari e tablet, che crescono del 5,5%. Male, invece, beni e servizi per la mobilità (-1,5%), per la casa (-1,1%) abbigliamento (-0,1%). Insomma, percentuali ancora troppo poco rassicuranti…

«Sembra dunque che i primi effetti del bonus, che peraltro ha escluso ingiustamente il popolo delle partite Iva, sia stato bruciato dall’incertezza del momento e da troppe tasse – ha commentato Sangalli -. E che quindi sia stato percepito dai consumatori come una misura solo redistributiva e non per la crescita, non strutturale ma episodica. Confermiamo che si tratta di una misura che va nella giusta direzione ma è evidente che il Paese si aspettava di più e che di più bisognava fare per ricostituire il reddito delle famiglie, tornato ai livelli di quasi 30 anni fa, e sospingere così la domanda interna che, per consumi e investimenti vale l’80% del Pil. Insomma, il ciclo virtuoso dei consumi: annuncio delle riforme, aumento della fiducia e conseguente incremento dei consumi, di fatto, non si è innescato e infatti, la fiducia delle famiglie è in calo negli ultimi due mesi».

Inoltre, solo un quarto degli 11 milioni di soggetti aventi diritto hanno per il momento ricevuto l’accredito di 80 euro in più in busta paga. «Ad oggi – spiegano da Confcommercio – sono stati distribuiti 1,61 miliardi; se fossero stati spesi tutti avremmo avuto un incremento di oltre l’1% dei consumi».

«Purtroppo il 2014 sarà ancora un anno di transizione – ha concluso il presidente Sangalli – e se continua così rischiamo di compromettere anche le prospettive di crescita del 2015. Infatti, siamo di fronte ad una ripresa ancora troppo timida, fragile e incerta. E, ad eccezione del dato sull’occupazione che negli ultimi due mesi ha fatto registrare il segno più, il che dimostra che c’è un risveglio del sistema produttivo, tutti gli altri indicatori sono negativi: produzione industriale, Pil, fatturato della Gdo in tutti i canali di vendita, inclusi i discount, prezzi in calo il che vuol dire rischio deflazione e imprese del terziario di mercato che continuano a chiudere». Sangalli ha concluso ribadendo che «la crescita deve essere la priorità nell’agenda di governo perché solo così eviteremo il rischio di una manovra correttiva, avremo le risorse per tagliare le tasse su famiglie e imprese e fare del 2015 l’anno di una ripresa robusta e duratura. E per farlo non ci sono scorciatoie: taglio della spesa pubblica improduttiva e contrasto all’evasione e all’elusione».

Jacopo MARCHESANO