Dopo gli interventi di Luisa Barrameda, coordinatrice nazionale Federfranchising, e di Italo Bussoli, segretario generale di Assofranchising, oggi abbiamo incontrato Francesco Montuolo, vicepresidente Confimprese, per una breve chiacchierata in merito ai sorprendenti numeri in crescita del franchising resi noti sul finire della scorsa settimana dall’associazione nazionale italiana che riunisce aziende e operatori del settore.
Dott. Montuolo, il giro d’affari delle attività commerciali in franchising è cresciuto negli ultimi cinque anni del 5,5%. La formula del franchising può essere uno dei veri antidoti alla crisi?
Sì certo. La formula è sempre attuale. Nonostante la persistenza della crisi, nel settore c’è fermento di nuovi progetti di franchising. I marchi più piccoli e meno conosciuti si stanno sviluppando consapevoli della validità della formula distributiva e del suo alto contenuto di autoimprenditorialità. Analogamente i grandi gruppi industriali si stanno organizzando a livello commerciale per sfruttare le potenzialità del concetto di catena. L’importante è che sia piccoli che grandi siano in grado, con lungimiranza e buon senso, di strutturare piani concreti di sviluppo del business. Per non scivolare in improvvisazioni progettuali e insuccessi finanziari che nuocerebbero fortemente al mercato. Mi preme anche sottolineare che anche per il 2014 i nostri associati prevedono l’apertura di 726 negozi, di cui 100 nella sola Lombardia, per un totale di 3.734 nuovi posti di lavoro. Segno che, pur nella drammaticità del momento, le nostre imprese fanno quadrato attorno alla forza del brand e sfruttano nel modo più ottimale i vantaggi della catena. È questa la forza del franchising, che permette una maggiore tenuta dei fatturati e dell’affluenza in negozio, con una prevalenza marcata per il sabato e la domenica, giorni in cui si effettua il 25% degli acquisti del totale settimana.
Quali sono i vantaggi nel scegliere l’avventura del franchising?
Autoimprenditorialità, libertà di fare impresa, ma sempre sotto l’ombrello protettivo del franchisor. Il franchising attira sia risorse giovani sia persone fuoriuscite dal mondo del lavoro e in cerca di riscatto, il tutto in condizioni di maggiore sicurezza rispetto all’avvio di un’attività imprenditoriale in autonomia. Sono numerosi anche i casi di imprenditori che, nell’attuale contesto di crisi dei consumi, riconvertono in franchising le proprie attività commerciali per poter beneficiare della forza e del know-how di un gruppo consolidato. Ritengo che questo trend, sia pure tenendo conto delle oggettive difficoltà poste dalla crisi all’intera economia, sia destinato a continuare anche in futuro.
In questo momento ci sono dei settori merceologici più appetibili di altri?
L’annuale studio Confimprese sulle aperture degli associati di cui sopra, mostra segnali di dinamicità in un momento in cui i negozi abbassano le saracinesche. I settori più rappresentativi sono la ristorazione (22% della base associativa), che è in fermento e non accenna a diminuire le aperture sul territorio nazionale e presenta un piano di sviluppo pari al 2013. Diversa e cristallizzata, invece, la situazione per la ristorazione autostradale, schiacciata dal peso del rinnovo delle concessioni. Anche l’abbigliamento (18%), settore in cui nonostante il 60% degli italiani abbia dichiarato di aver modificato il proprio comportamento di spesa rispetto a un anno fa, i piani sono comunque in pareggio e mostrano una discreta vivavcità, sia pure con il debito ridimensionamento rispetto agli anni precedenti, dovuto alla mancanza di denaro circolante, all’incertezza politica, alla paura del rischio d’impresa che ha messo in ginocchio soprattutto il dettaglio tradizionale.
Jacopo MARCHESANO