La crisi porta a rinunciare al superfluo, anche a quello che, fino a poco tempo fa, superfluo non lo era.
Un esempio? Gli italiani, per trovare liquidità subito disponibile, in molti casi hanno deciso di mettere mano a gioielli e oggetti d’oro per venderli e ricavarne cash. D’altra parte, i negozi di compro oro stanno crescendo come funghi, a riprova che questa triste tendenza si sta espandendo a macchia d’olio e, finché sarà così, significa che la crisi non è ancora superata.
I dati, a questo proposito, parlano chiaro: si tratta di 200 tonnellate di oro, pari a circa 8 miliardi di euro, che 17 milioni di italiani hanno deciso di vendere.
Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, ha dichiarato: “L’esplosione dei compro-oro è un fenomeno di nascita recente e per questo non ancora ben identificato al quale il sistema camerale ritiene si dedichino circa 12mila attività. La notevole offerta di metallo prezioso, proveniente dal 28% circa degli italiani, ha avuto la conseguenza di dare grande impulso al loro giro d’affari, tanto da rendere l’Italia un paese esportatore di oro pur non avendo miniere aurifere. Si tratta però di un tipo di attività da tenere sotto osservazione, perché può nascondere casi di ricettazione, di riciclaggio, di economia illegale. Le Camere di commercio, che già svolgono funzioni di vigilanza e controllo sul settore dei metalli preziosi, sono disponibili ad operare per rendere trasparente il mercato dei compro oro e per dare a consumatori e forze dell’ordine gli elementi utili per il contrasto a fenomeni deviati“.
Vera MORETTI