Avvocato matrimonialista, giornalista e scrittore, Cesare Rimini è un personaggio noto al pubblico televisivo italiano e per inaugurare questa nostra settimana dedicata all’approfondimento sul cosiddetto “divorzio breve” l’abbiamo incontrato. Il Decano dei Matrimonialisti Italiani ha espresso la propria opinione (positiva) sul tema, ma con un pizzico di scetticismo sulle parole del ministro della Giustizia Andrea Orlando.
Avv. Rimini, il tema del “divorzio breve” ciclicamente si ripropone. Pensa davvero che siamo al momento decisivo per una “riforma del divorzio”?
Come ho scritto sul Corriere la settimana scorsa, la cautela sugli annunci del ministro della Giustizia Andrea Orlando dei giorni scorsi è d’obbligo. Basta pensare che da molti anni si parla della legge che dovrebbe abbreviare i tempi fra separazione e divorzio: da tre anni a un anno, se non ci sono figli minori, o a due anni se ci sono. Parole che si sono inseguite finora senza successo. Questa volte, comunque, almeno per quanto riguarda la riduzione delle tempistiche dovremmo essere arrivati al momento decisivo.
Si riuscirà così a snellire la mole dei processi civili pendenti?
Il ministro – ispirandosi alle modalità francesi – auspica che, se non ci sono figli minori, l’accordo non abbia bisogno di essere davanti al magistrato, ma che basti semplicemente un pubblico ufficiale. È il caso di ricordare in questa visione schematica che in Russia e sempre in Francia le parti, se d’accordo, possono comparire spontaneamente di fronte a un pubblico ufficiale e dichiarare se il loro matrimonio è finito nel cestino, tutto con la semplicità che si usa in molti Paesi per contrarre le nozze (modello Las Vegas).
Per i promotori della proposta è una «battaglia di civiltà», per i contrari, invece, il “divorzio breve” non è altro che una «banalizzazione del vincolo matrimoniale»…
In Italia tanta semplicità incontrerà facilmente grandi ostacoli, come ai tempi dell’introduzione del divorzio. Più il progetto è arduo e più complicata sarà la sua attuazione. In più nel nostro Paese non va dimenticato che gran parte dei matrimonio sono concordatari, in virtù dei Patti tra lo Stato e la Chiesa.
Jacopo MARCHESANO