Con una conferenza stampa che a molti ha ricordato una televendita, Matteo Renzi mercoledì sera dopo il voto sulla legge elettorale alla Camera ha annunciato i provvedimenti di «portata storica» dei prossimi mesi. Di ripresa economica e del nuovo esecutivo guidato dall’ex presidente della Provincia di Firenze abbiamo discusso con il vice-presidente del Centro Internazionale Studi Luigi Sturzo e presidente della Rino Snaidero Scientific Foundation, Marco Vitale.
Dott. Vitale, dopo la conferenza stampa di ieri del premier Renzi, tra gli obiettivi che ha preannunciato quali sarà plausibile raggiungere?
Le indicazioni date da Renzi nella conferenza stampa di ieri sono tutte nella direzione giusta. Ma la cosa più importante è che, finalmente, è stato dato uno scossone alla cultura dell’immobilismo e della paura che ha bloccato la classe di governo della sinistra dopo Prodi. Questa cultura, però, resta fortissima e Renzi & Co. hanno bisogno della collaborazione del Paese per tramutare le promesse in fatti e le speranze in azione.
Tasse, lavoro e imprese, riuscirà Renzi a trovare le coperture necessarie per raggiungere gli obiettivi?
Che prima di fare qualcosa siano necessarie tutte le coperture fa parte della cultura dell’immobilismo e della morte. Nessuna impresa è mai nata avendo una copertura assicurata. La copertura viene dopo, come effetto di quello che si fa, se quello che si fa è giusto. Naturalmente non bisogna essere velleitari e irresponsabili, ma coraggiosi sì. Sulla capacità di bilanciare in una equazione responsabile le varie spinte, garante è il ministro Padoan. Personalmente ho molta stima e fiducia in Padoan. Confesso che è da parecchi anni che quando i nostri ministri economici dicevano sciocchezze io andavo a studiare i rapporti OCSE di Padoan. La possibilità di trovare nella gigantesca spesa pubblica e in quella minore ma comunque abnorme che misura il costo della politica, quei 50 miliardi di euro all’anno indispensabili per il risanamento vero della finanza pubblica, è fuori dubbio. Se Renzi & Co. ce la faranno resta da vedere. Ma incoraggiamoli. Per fare questo però sono necessarie anche innovazioni radicali nella gestione della contabilità pubblica: bisogna passare da dei budget di trascinamento alla metodologia delle zero budgeting. E bisogna eliminare non le province ma le regioni.
Il nuovo esecutivo riuscirà nell’impresa di ricostruire il Paese?
Un esecutivo che, come sintesi politica, guidi la ricostruzione del Paese, nella giusta direzione, è indispensabile e quello di Renzi, pur nella sua in parte salutare confusione, promette bene, ma il Paese deve ricostruirsi da se e non attendere di essere ricostruito da qualcuno. Prima di tutto deve porsi la domanda: vogliamo ancora stare insieme? Ogni costituzione si basa su una norma primordiale non scritta che dice: noi vogliamo stare insieme, vogliamo essere comunità, per questo ci diamo questa Costituzione. Per questo obiettivo ognuno deve dare il suo contributo.
Qual è il ruolo delle piccole e medie imprese nella ricostruzione?
E’ fondamentale, come sempre. Esse hanno bisogno di fiducia e incoraggiamento e di credito a condizioni normali. Ed hanno bisogno che le poche grandi imprese sopravvissute non approfittino (ENI, ENEL, Finmeccanica e poche altre) in modo improprio del loro potere monopolistico o quasi. Hanno anche bisogno di una fiscalità, strutturalmente più lieve di quella delle imprese di maggiori dimensioni, e di realizzare un salto nella loro cultura di governance, compito questo per il quale possono essere aiutate dai migliori consulenti.
Jacopo MARCHESANO