In questa nostra settimana dedicata alla scoperta del nuovo Jobs Act presentato la settimana scorsa dal nuovo premier Matteo Renzi, dopo le parole di ieri del presidente dell’Istituto Nazionale Tributaristi Riccardo Alemanno, oggi abbiamo incontrato l’Avv. Francesco Rotondi, socio fondatore dello studio legale LABLAW, specializzato esclusivamente in diritto del lavoro e diritto sindacale, per una breve chiacchierata in merito.
Avv. Rotondi, la settimana scorsa Renzi ha presentato il suo Jobs Act…
È strano che questo provvedimento desti così tanto clamore, non ci sono innovazioni giuridiche o tecniche inedite. Il mio parere è fortemente negativo, è sbagliato pensare che attraverso le norme si possano creare posti di lavoro. Questo Job Act è un atto molto relativo.
Per creare posti di lavoro il governo Renzi dovrà rivolgersi al mercato piuttosto che al diritto…
Deve fare in modo che chi vuole intraprendere l’attività imprenditoriale sia facilitato, dall’accesso al credito alla semplificazione legislativa. Lo Stato deve essere al tuo fianco, non può complicare la vita. In Francia lo Stato rende operativa un’impresa nel giro di una settimana, in Italia tra le mille complicazioni dell’apparato statale ci vorrà qualche mese. Questa situazione, inevitabilmente, impedisce la creazione di nuovi posti di lavoro, se non abbiamo la facilità nemmeno di immaginare una Startup non capisco come si potrebbe ampliare il mercato del lavoro. Bisognerebbe rifare tutta la legislazione sul diritto del lavoro, siamo fermi a norme degli Anni ’60.
Non c’è proprio nulla che salverebbe nel piano lavoro?
Si, la liberalizzazione del contratto a termine può avere una sua valenza, ma deve essere collocata in un ambito più strutturato. Ritengo che oggi la liberalizzazione del contratto a termine debba stare nell’equiparazione tra il lavoro subordinato a tempo indeterminato e quello determinato. Il termine non deve essere un’eccezione, altrimenti non cambierebbe granché.
Non sembriamo essere sulla strada giusta…
Forse da un punto di vista filosofico. La volontà non manca, ma spesso la fretta non è buona consigliera. Invece che metterci un mese perdiamoci tre mesi, ma facciamo riforme davvero strutturali.
Jacopo MARCHESANO