Mentre le tasse sul mercato dell’auto aumentano vertiginosamente, come nelle più comuni curve a campana che mettono in relazione l’aliquota di imposta con le entrate («si chiama effetto Laffer – ha commentato il CSP – è la contrazione del gettito all’aumentare eccessivo delle imposte»), crolla drammaticamente, come prevedibile, il gettito fiscale. L’incidenza del gettito proveniente dal settore sul Pil italiano è del 4,4%, la più elevata fra i principali paesi europei la cui media è inferiore di oltre un punto percentuale . La maggior parte di questo enorme fiume di denaro arriva dall’utilizzo degli autoveicoli, dalle tasse sulla vendita e sul mantenimento. La tassazione derivata dall’utilizzo è crescita addirittura del 6% rispetto al 2011, nonostante il brusco calo del consumo di benzina (16%) e di gasolio (9%).
Nel 2012 il prelievo fiscale sul settore automotive, uno dei maggiori contribuenti dell’Erario, è aumentato del 3,8% rispetto al 2011, raggiungendo i 72,73 miliardi di euro, spremendo un settore già alle prese con una crisi ai limiti del devastante, mentre l’anno precedente la crescita era stata ancora più vigorosa (+4,8%), superando per la prima volta i 70 miliardi.
Le stime rese note dal Csp (Centro Studi Promotor, la struttura di ricerca specializzata sul mercato dell’ automobile) delineano una situazione non particolarmente rosea per il mercato dell’automotive italiano e se fino allo scorso anno la riduzione delle entrate dovute al calo delle vendite di auto era compensato dall’aumento degli introiti provenienti dalle imposte sui carburanti, oggi con il netto calo del consumo del propellente, trovare una via d’uscita non sembra un’impresa semplicissima. Considerando che abbassare le tasse sembrerebbe un tabù impossibile da sfatare…