La crisi economica che ha segnato gli ultimi anni ha inevitabilmente cambiato pelle alle piccole e medie imprese dell’artigianato nostrano. Secondo l’ultimo rapporto recentemente pubblicato dall’Ufficio studi di Confartigianato, la recessione nell’ultimo anno ha prodotto un saldo tra chiusure e aperture di -1.845 imprese in Italia, infliggendo un duro colpo alle aziende operanti nei settori più tradizionali della manodopera dedita esclusivamente a soddisfare la domanda interna, mentre ha promosso le imprese che hanno saputo brillantemente intercettare le nuove tendenze di mercato interagendo con le maggiori piazze europee.
A pagare il conto più salato alla crisi sono i settori dell’edilizia, dell’autotrasporto e delle produzioni metalliche che, negli ultimi 4 anni, hanno perso complessivamente in Italia la bellezza 84.885 imprese artigiane, con una diminuzione drastica del 7,6%.
Come confermato anche nel breve incontro di ieri con il Prof. Micelli, i prodotti completamente realizzati nel nostro Paese continuano a suscitare fascino e apprezzamento nel mondo grazie all’elevato grado di specificità rispetto ai prodotti standardizzati seriali e il valore complessivo del made in Italy si aggira intorno alla cifra record di 389 miliardi di euro e nel 2014 si prevede un aumento del volume di export pari al 3,7%.
Le imprese che hanno dimostrato maggiore vivacità e dinamismo sono quelle operanti nei settori più innovati, dalla tutela dell’ambiente alla manutenzione degli impianti industriali, registrando una crisi complessiva a livello nazionale del 2%.
Jacopo MARCHESANO