di Davide PASSONI
L’Italia è un Paese che ama i luoghi comuni, in qualsiasi ambito della vita quotidiana: dallo sport alla religione, dalla cultura all’economia. Purtroppo. Specialmente in ambito economico, infatti, i luoghi comuni andrebbero lasciati da parte, perché non fanno bene a nessuno. Uno dei più celebri è quello che vuole l’Italia patria dell’artigianato, tanto di quello di qualità quanto di quello, diciamo così, di largo consumo.
Come in tutti i luoghi comuni, un fondo di verità c’è, è inutile negarlo. La capacità e la maestria che abbiamo noi italiani in ogni tipo di produzione artigianale sono riconosciute e incontestabili, ma non è tutto oro quello che luccica. Le imprese artigiane soffrono tanto se non di più rispetto alle altre, in qualsiasi campo o regione esse operino. Basta dare un’occhiata alle statistiche di questi ultimi mesi per rendersene conto: in Sicilia, Sardegna Abruzzo, persino in regioni che con artigianato fanno rima – come Toscana e Marche – i trend di fatturato sono negativi, quelli relativi alle chiusure delle aziende positivi. Se poi ci mettiamo anche la sfiga di eventi catastrofici come quelli accaduti in Sardegna negli ultimi giorni, allora il quadro è completo.
Come sempre, dunque, è meglio darsi da fare per cercare delle soluzioni anziché piangersi addosso. Una di queste potrebbe essere, per una volta, riuscire a fare sistema, come imprese artigiane globalmente e come singole specificità produttive: andare in ordine sparso sul mercato interno e, soprattutto, su quello estero è una strategia perdente. Poi, cominciare a riconoscere la specificità di questo tipo di imprese e sostenerne la crescita con misure ordinarie e straordinarie sia sul lato degli incentivi economici sia, soprattutto, sul lato delle agevolazioni fiscali. Poi, sostenere una politica seria di inserimento di giovani in questo complesso tessuto produttivo, fornendo loro supporti e strumenti per proseguire nella realizzazione di prodotti eccellenti e apprezzati in tutto il mondo.
Sono solo alcuni piccoli passi, altri e più utili e intelligenti ci saranno di sicuro. Quello che è certo è che in un momento di crisi come questo e in un periodo dell’anno, quello che precede le festività natalizie, la spesa degli italiani si orienta ancora di più su produzioni artigianali, non tanto per spendere meno, quanto per spendere meglio. Se le imprese artigiane potessero sfruttare questa onda lunga anche per restanti mesi dell’anno, forse qualche segno di vera ripresa potrà cominciare a vedersi davvero. Non solo sulla carta o nella sfera di cristallo di burocrati ed economisti.