Con la crisi, ormai è un dato di fatto, le partite Iva sono aumentate in maniera esponenziale, poichè si sono avviati al lavoro autonomo anche coloro che, trovatisi senza occupazione, hanno deciso di non stare ad aspettare una chiamata che non arrivava mai e si sono creati un’occupazione su misura.
Ma, tra le insidie che riguardano il possesso di partita Iva, ce n’è una davvero antipatica e dannosa, soprattutto per chi necessita di liquidità e finanziamenti dalle banche.
Un’indagine condotta da Mutui.it in collaborazione con Facile.it testimonia, infatti, che solo il 5,3% dei mutui concessi in Italia vede come beneficiario un lavoratore autonomo con partita Iva.
Lo studio ha preso in considerazione oltre 6.000 domande di mutuo e relative erogazioni concesse nel nostro Paese da gennaio ad agosto 2013, ed ha evidenziato che, anche tra coloro che sono riusciti ad ottenere il prestito, ce l’hanno fatta perchè da finanziare era solo una parte dell’immobile.
Lorenzo Bacca, responsabile business unit mutui di Mutui.it, ha commentato questi risultati: “Quando chi chiede un mutuo è un soggetto autonomo con partita iva sa già che dovrà affrontare maggiori difficoltà rispetto ad altri lavoratori: le banche sono più propense ad erogare un mutuo solo a fronte di una cospicua liquidità. Questo è il motivo per cui il loan to value medio scende sotto la soglia “psicologica” del 50%“.
La percentuale del valore dell’immobile acquistato con l’aiuto di un mutuo si assesta al 40%, pari ad un importo medio di 123.000 euro, che serve, per il 71% dei casi, a finanziare l’acquisto della prima casa. La durata del mutuo è generalmente di 20 anni, mentre l’età del firmatario è in media di 44 anni.
Il tasso preferito è quello variabile, scelto dal 68% di chi ottiene il mutuo e possiede partita Iva.
Sintomatica della difficoltà di molti autonomi ad avere accesso al mutuo è la differenza tra le domande e le concessioni: nello stesso periodo considerato, tra le richieste di mutuo inviate alle banche gli autonomi rappresentano ben il 12% del totale, mentre le erogazioni vedono questa categoria di lavoratori come marginale (5,3%).
Rispetto alla cifra che viene concessa, il valore dell’immobile è molto più del doppio, poichè si aggira intorno ai 300.000 euro, segnale che coloro che lo acquistano godono di una buona disponibilità economica.
Vera MORETTI