In questa nostra settimana dedicata alla crisi della filiera edilizia non poteva mancare l’indispensabile parere di Paolo Buzzetti, presidente ANCE, associazioni nazionale costruttori edili, in merito al drammatico contesto descritto nei giorni scorsi dal Rapporto Formedil-Cresme.
Presidente Buzzetti, lei era tra i più ottimisti dopo la fiducia ottenuta dal governo Letta in Senato mercoledì scorso…
Il governo si è mosso bene, ha fatto la scelta di rimettere l’edilizia al centro della ripresa del mercato interno italiano, come hanno fatto i paesi più industrializzati del mondo. Fondamentale è stata la riduzione della cedolare secca dal 19% al 15% e spero si possa tornare a concedere mutui con i precedenti criteri a tassi d’interesse accettabili. I segnali di ripresa, i segnali di voglia di normalità, si iniziano a intravedere, se si segue la via che il governo ha tracciato in questi mesi possiamo farcela…
Qual è secondo lei la piaga maggiore che attanaglia in questo momento il mercato del mobile, l’esasperato credit crunch o l’inaudita pressione fiscale?
Entrambi, i mutui si sono ridotti del 70%, la ritrosia delle banche nel concedere denaro da investire è stata rilevante, ma anche l’Imu ha contribuito in maniera decisiva a bloccare le vendite e gli affitti. Purtroppo il mercato è tornato ai livelli degli anni ’80, ma le costruzioni devono essere il punto di partenza della ripresa economica.
Il rapporto Formedil Cresme 2013 delinea una situazione drammatica per il settore edile. Per il rapporto soltanto le aziende che investiranno all’estero avranno la speranza di una ripresa, quale futuro si prospetta per le imprese che lavorano esclusivamente nel nostro Paese?
Noi scommettiamo sul fatto che non c’è ripartenza del paese se non c’è la ripresa del settore edile. In questo momento dobbiamo essere messi nelle condizioni di ripartire, di ricreare posti di lavoro e il governo deve continuare a lavorare in questa direzione, facendo ripartire l’occupazione, questa è l’esigenza primaria per evitare il commissariamento dell’UE. Mantenere la nostra indipendenza economica è fondamentale, senza il pressing di un controllo estero.
Jacopo MARCHESANO