La nuova Legge di Stabilità ha introdotto importanti modifiche relative alle tasse sulla casa, ovvero Imu e Tasi, inaspettate rispetto ai giorni scorsi, quando erano trapelate alcune indiscrezioni, probabilmente non del tutto fondate.
Tali cambiamenti non piaceranno ai contribuenti, poiche pare siano in arrivo imposte più alte sugli immobili diversi dalla prima casa.
Ciò che sembra certo è il tetto tra Imu e Tasi che, su questi immobili, non può superare il massimale IMU più lo 0,1% di aliquota base Tasi, mentre prima sembrava che la somma delle due imposte non potesse superare il precedente massimale IMU (l’1,06%). In pratica, se restasse valida questa ipotesi della somma fra IMU e aliquota base Tasi, l’aliquota sulle seconde case potrebbe arrivare all’1,16%.
La seconda novità è rappresentata invece dall’Irpef sui redditi fondiari, nella misura del 50%: in effetti, se ne era parlato alla vigilia del Cdm del 15 ottobre (quello che ha approvato la Legge di Stabilità), ma poi sembrava che la reintroduzione di questa imposta fosse saltata con il testo del Ddl. Ora, invece, le ultime indiscrezioni indicano che l’Irpef fondiaria al 50% fa parte della Legge di Stabilità, e si paga sulle seconde case sfitte.
Tutto ciò si tradurrebbe, qualora venisse confermato in Gazzetta Ufficiale, in un prelievo fiscale salatissimo, ed inaspettato, sulle abitazioni diverse dalla prima casa e non affittate: per queste è infatti previsto un massimale dello 0,1% più alto di prima, e c’è l’Irpef fondiaria.
Secondo i dati Ifel (l’ufficio studi dell’Ance, l’associazione comuni italiani) in media nel 2012 l’Imu sulle seconde case era stato pari allo 0,93%. Il calcolo è stato fatto sulla base delle delibere comunali, che in molti casi avevano scelto l’aliquota massima (1,06%), ma che in altri avevano invece optato per tassazioni meno pesanti. Visto che con la nuova norma il livello di imposizione massima sale all’1,16%, significa che c’è una forbice possibile di rialzo su cui agire pari al 2,3%. Questo, solo per quanto riguarda la Tasi, a cui nel caso delle secondo case sfitte bisogna aggiungere l’Irpef fondiaria: secondo le indiscrezioni, da questa nuova tassa si attende un gettito intorno ai 500 milioni.
Niente sorprese, invece, per quanto riguarda le prime case. Confermata l’eliminazione dell’Imu, rimane solo la Tasi, con aliquota che può oscillare dallo 0,1 allo 0,25%, a seconda di quanto decideranno i Comuni.
Per i contribuenti, significa che l’aliquota sarà nella quasi totalità dei casi più bassa rispetto a quella precedentemente applicata sulla prima casa (che andava da un minimo dello 0,2 a un massimo dello 0,6%, e che nella maggior parte dei casi i comuni avevano lasciato allo 0,4%). Ma prima c’erano le detrazioni (200 euro, più 50 per ogni figlio) che ora, almeno stando al testo fino a qui conosciuto, non sono più previste.
I Comuni hanno comunque margini nelle deliberere per azzerare l’imposta, ma resta il fatto che esiste, per come è attualmente formulata la legge, la possibilità che le prime case di valore inferiore, che prima grazie alle detrazioni non pagavano l’Imu, ora invece si ritrovino a dover versare la tassa, pur in misura modesta.
Nota positiva, invece, per le aziende, che potrebbero tornare a sorridere. La Legge dovrebbe prevedere la deducibilità dell’Imu pagata sugli immobili strumentali. Si tratta di una deduzione Ires al 20%.
Da una parte, si tratta di una misura che va incontro a pressanti richieste delle imprese in questo senso (e anche a promesse del governo, formulate in occasione del decreto che ha eliminato l’IMu sulla prima casa nel 2013). Dall’altra, bisogna vedere in che modo la deduzione riuscirà almeno a compensare l’aggravio che si determina, anche per gli immobili di impresa, dal fatto che si possano applicare le precedenti apliquote amssime IMU (l’1,06%) più uno 0,1% di Tasi.
Nell’attesa delle norme precise contenute nella Legge di Stabilità, ci sono le prime stime sul gettito.
Facendo i calcoli in base all’aliquota standard dell’1 per mille, la nuova Tasi sulle prime case vale 3,76 miliardi di euro. Significa un gettito superiore a quello 2012 relativo all’Imu sull’abitazione principale, sempre calcolato ad aliquota standard, pari a 3,3 miliardi.
Il Ministero dell’Economia è intervenuto per spiegare, di fatto, se si pagherà di più o di meno rispetto a prima: i 3,7 miliardi di gettito Tasi, oltre all’Imu incamerano anche la vecchia Tarsu sui servizi indivisibili (che era compresa nella tassa sui rifiuti). E la somma della vecchia Imu prima casa e della tassa sui servizi è pari a 4,7 miliardi, che è la cifra da mettere in relazione con il gettito Tasi. In pratica, quindi, per i contribuenti c’è un risparmio di 1 miliardo sulla prima casa, che non dovrebbe però tradursi in un analoga mancata entrata dei Comuni, ai quali la Legge di Stabilità garantisce proprio 1 miliardo a compensazione del mancato gettito Imu.
Vera MORETTI