Si fa un gran parlare del 2014 come dell’anno della ripresa dopo 5 anni di crisi terribili che, soprattutto in Italia, hanno fatto strage di imprese e del potere di acquisto delle famiglie Se fosse vero, mai come in questo caso il modo migliore per agganciarla, da parte delle Pmi, è una politica seria di investimenti sul lato tecnologico.
Lo confermano anche i dati presentati nel recente convegno di Capri organizzato da Between “Digital per Italia” ed emersi da un’analisi di Google e Doxa Digital.
Nel 2012, il valore dell’e-commerce di prodotti e servizi a livello mondiale ha superato la soglia dei mille miliardi di dollari, con una crescita media del 21,1% rispetto al 2011. L’Italia, come spesso accade quando si parla di e-commerce, tecnologia, fa registrare dati sensibilmente inferiori rispetto a quelli mondiali, eppure in decisa crescita: solo nel 2012 gli italiani che hanno acquistato online sono cresciuti del 30%, avvicinandosi alla quota di 12 milioni di unità, circa il 40% degli utenti internet del Paese.
Nel 2013 si prevede che le vendite online cresceranno ulteriormente del 18,3%, raggiungendo la cifra di 1,298 trilioni di dollari. In Europa, il mercato e-commerce ha raggiunto nel 2012 un valore complessivo di oltre 305 miliardi di euro, con un incremento del 22% sul 2011.
Andando nello specifico sui dati che interessano le piccole e medie imprese italiane, solo 3 Pmi su 10 si avvalgono del commercio elettronico come canale addizionale di vendita o di acquisto. Dalle rilevazioni effettuate su oltre 5mila aziende di piccole e medie dimensioni, emerge come le imprese italiane che hanno commercializzato i propri prodotti online all’estero sono riuscite a compensare meglio la crisi o addirittura hanno ottenuto un incremento nel proprio fatturato.
Parallelamente alla crescita del livello di maturità digitale, aumenta anche la percentuale di Pmi che intrattengono rapporti internazionali di vario tipo e la percentuale di imprese che esportano, con risultati molto promettenti per le imprese di minori dimensioni.
Servono altri dati per convincerci della necessità per le Pmi di essere finalmente digitali a 360 gradi?