E alla fine il tanto temuto redditometro arrivò, puntuale come tutto ciò che riguarda il fisco, che quando si tratta di riscuotere non sgarra di un minuto, mentre quando è lui a dover restituire somme si prende tutto il tempo di questo mondo e anche di più, alla faccia di noi poveri cittadini sudditi.
Ebbene, da questa settimana partono le prime lettere di accertamento inviate nei confronti di quei contribuenti che, sulla base delle logiche cervellotiche che governano l’insipiente fisco italiano, presentano degli scostamenti sospetti tra le spese e le disponibilità economiche. Entro la fine dell’anno saranno 35mila i soggetti interessati da questi controlli.
La domanda vera però è: ce n’era davvero bisogno? Visto che questi controlli saranno a campione e interesseranno un numero limitato di contribuenti, a detta della stessa Agenzia delle Entrate, era necessario tanto can can mediatico? Con tutta probabilità i grandi evasori non si nascondono tra questi 35mila e oltre soggetti e, pensiamo, il possibile gettito recuperato con questo strumento sarà tutto sommato risibile.
Intanto, chi froda somme ingenti al fisco si guarda bene dall’avere dei conti correnti intestati: considerando che proprio su questi si basa la prima forza del redditometro, la valutazione è presto fatta. Poi, da più parti fin dal battesimo del redditometro qualche mese fa si è subito invitato a farne un uso accorto e non vessatorio, cercando di limitarlo ai soli casi davvero eclatanti. Fermo restando che non ci ricordiamo atteggiamenti non vessatori da parte del fisco, di fronte ad affermazioni del genere si rafforza l’impressione di essere di fronte a uno strumento che parte zoppo fin dalla sua nascita. E allora torniamo a chiederci: ce n’era davvero bisogno? A questa domanda, Infoiva cercherà di rispondere durante l’arco di questa settimana. Sempre che una risposta si trovi…