In risposta alla polemica di qualche giorno fa, che vedeva le Associazioni dei consumatori insorgere contro l’aumento esagerato dei prezzi dei carburanti, è intervenuto Maurizio Micheli, presidente nazionale Figisc Confcommercio, il quale ha ritenuto opportuno chiarire alcune questioni.
“Va ricordato che contrattualmente il gestore che pratichi prezzi più alti di quelli consentiti dagli accordi commerciali con le compagnie petrolifere rischia direttamente lo scioglimento del contratto, ossia il proprio posto di lavoro”.
Ma alcune incongruenze, secondo Micheli, erano anche relative al calcolo delle imposte che gravano sui carburanti, che secondo i dati ministeriali del 2/9/2013, valgono 104 cent per la benzina e 91 per il gasolio.
Errato è considerato anche il paragone con gli altri Paesi europei, dove la tassazione sui carburanti è inferiore anche del 45% rispetto a quella italiana. Ovvio che, con questi dati, il Belpaese non ne esca avvantaggiato, ma la colpa non è da attribuire ai gestori e alle compagnie petrolifere, o almeno così sembra.
Ma un aumento c’è stato, ed è sotto gli occhi di tutti. E allora, qual è la causa?
“I prezzi sono saliti in scia alla tensione dei mercati, dovuta alla crisi internazionale siriana: in un mese il greggio è cresciuto di 4 cent/litro ed i prodotti raffinati in una forbice tra 3 e 5 cent/litro, a seconda dei prodotti, e così alla pompa si è avuto un aumento compreso tra 1,7 per il gasolio e 2,0 cent per la benzina, aumento che è chiaramente inferiore a quello registrato sui mercati internazionali, circostanza verificabile sia in Italia che negli altri Paesi europei”.
Il presidente Figisc Confcommercio difende ed assolve i gestori, “che peraltro riscontrano difficoltà persino a poter pubblicare i prezzi sul sito ministeriale, come loro imposto da una norma inutile e beffarda per i consumatori -, gestori che hanno un margine fisso che non dipende mai dal prezzo finale, che sono costretti a lavorare a prezzi non competitivi imposti dalle compagnie petrolifere e che sono colpiti dal caro carburante, come gli automobilisti, che incide sulla loro esposizione finanziaria ed sull’indebitamento per l’acquisto del prodotto al punto da mettere in crisi definitivamente le loro imprese”.
Per quanto riguarda i listini di oggi, i prezzi della benzina vanno da 1,834 di Eni a 1,846 cent/litro di Tamoil.
Il diesel va da 1,742 di Shell a 1,749 ancora di Tamoil.
Vera MORETTI